L’ignoranza, il denaro e il potere

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Il rifiuto di Prometeo a piegarsi ai voleri di Zeus altro non è che la metafora dell’irrisolto conflitto fra il sapere ed il potere.

Zeus domina su dei e uomini, tuttavia è ben conscio del fatto che tale potere, per essere mantenuto, deve essere coltivato nel tempo, ma non ne possiede i mezzi.

Prometeo invece è il depositario del sapere e possiede gli strumenti che possono portare al dominio sul mondo materiale e, di riflesso, sugli uomini.

Come viene ben evidenziato dal mito greco, tanto la pretesa del sapere di sottomettere il potere, quanto quella del potere di dominare il sapere, si rivelano imprese vane e destinate al fallimento. Di conseguenza il potere tenta di imbrigliare il sapere, vivendo comunque nel timore di essere esautorato dallo stesso.

Ai giorni nostri, nel delicato equilibrio della partita che si gioca tra Giove e Prometeo, intervengono due personaggi che permettono al potere di avvantaggiarsi sul sapere (probabilmente si tratta dello stesso Giove che, da provetto trasformista quale è, si presenta sotto mentite spoglie): l’ignoranza ed il denaro.

Una recente indagine dell’Ocse sull’educazione finanziaria ha infatti evidenziato che i giovani italiani non possiedono sufficienti conoscenze per compiere in modo consapevole le scelte riguardanti il proprio futuro benessere economico.

Mi verrebbe da aggiungere che il nostro vetusto modello scolastico non è in grado di fornire ai nostri giovani adeguati strumenti d’analisi critica, ma tale riflessione ci porterebbe lontani dal tema odierno.

Sta di fatto che nel nostro Paese l’ignoranza impera ed, in particolar modo, sulle tematiche di tipo economico finanziario. Poiché il ceto politico altro non è che un campione della popolazione, si possono facilmente comprendere quali siano le radici e le ragioni delle difficoltà con le quali ci misuriamo quotidianamente.

Dallo studio citato emerge che i giovani italiani si sono mediamente classificati sulla posizione 2, su una classifica che va da 1 a 5.

Da notare che il livello 5 veniva assegnato a quanti si sono dimostrati in grado di calcolare  il saldo di un estratto conto bancario considerando i costi di transazione; quindi niente di trascendentale.

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A questo punto si capisce come mai quando un giornalista televisivo, commentando la discesa del tasso d’inflazione, afferma che «i prezzi non sono cresciuti», nessuno si accorga dello strafalcione (nemmeno il direttore della testata) e nella mente dell’ italiano medio si formi una percezione della realtà completamente distorta.

Il risultato è che chiunque può diffondere qualsiasi fandonia, certo che quanto più chiasso farà, tanto più sarà ritenuto saccente.

Ok, va bene – vi starete dicendo – ma il secondo personaggio?

Ebbene è un tipo losco, viscido, non riesce ad elaborare una propria autonoma linea di condotta, preferendo – per prudenza – seguire quanti ostentano sicurezza.

Il fatto d’esser figlio dello Stato Italiano ha convinto il denaro, quando si chiamava ancora Lira, che non ci fosse alcuna ragione affinché la spesa pubblica venisse coperta da un corrispettivo prelievo fiscale. Così divenne completamente accondiscendente rispetto ai capricci di Zeus, che sperperava immense ricchezze rincorrendo le ninfe agresti.

Ma quando ha cambiato nome (Euro), il denaro si è reso conto di esser più parente dello scomparso Marco che dello Stato Italiano, di conseguenza – per prudenza – ha preferito spostare la propria dimora abituale nel nord Europa.

E l’Italia? È rimasta convinta che bastasse fare deficit per veicolare crescita e risparmio dimenticando, però, un particolare di non poco conto: la perdita della sovranità monetaria.

Ebbene, dall’introduzione dell’Eruo fino ai giorni nostri, il debito pubblico non ha fatto che aumentare. Il rapporto debito/PIL è passato dal 108,7% del 2001 al  135,2% (previsione per l’anno corrente) ed il potere d’acquisto, nel medesimo arco temporale, è diminuito di circa il 40%.

Attenzione, ricordate? «I prezzi non sono cresciuti».

L’enorme deficit statale potrà essere coperto solo tramite l’imposizione fiscale che, a sua volta, ha già raggiunto livelli insopportabili.

Secondo i sostenitori della teoria monetaria moderna, la sottrazione di massa monetaria causata da politiche finalizzate all’ottenimento del surplus nel bilancio statale, comporta un impoverimento del sistema produttivo, dei cittadini e delle imprese, rendendo il settore privato un debitore netto.

A me pare che le cose stiano andando proprio in questa direzione.

L’ignoranza ha fatto in modo che i sudditi di Zeus non prestassero credito a Pormeteo (debitamente ingabbiato) e che il danaro migrasse dalle tasche dei sudditi a quelle di banchieri ed agenzie fiscali.

Gettiamo in pasto alla plebe un argomento qualsiasi, tipo l’articolo 18, l’importante è che non capisca dove si gioca la vera partita.

 

Rino Lanzi

Dottore Commercialista e Revisore Legale dei conti

Via Torchietto 4 – 27100 Pavia, Tel. 0382 528462 – 0382523805

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