Sgarrupakis

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di Paolo Rossi

In questi giorni la “situazione” in Ucraina, eufemismo per evitare di pronunciare la parola “guerra”, sembra precipitare. Con il solito corollario di immagini che mostrano anziani profughi piangenti e palazzi crollati. Obama dice chiaramente che l’ipotesi di aiuti militari al governo legittimo di Poroshenko è sul tavolo, come lo è quella di un incrudelirsi e un estendersi del conflitto. La notizia cala nelle nostre case come se si trattasse di un terremoto in Malacca: ah si? Porelli.

Meglio occuparsi del viaggio del felpato Salvini nelle terre di Sicilia o della riconciliazione del medesimo con l’anziano Deus ex machina di Forza Italia in vista delle elezioni regionali. Matteo twitta gioioso che se si rompe il patto del nazareno a lui garba uguale che tanto c’ho i numeri lo stesso (tiè). Sui social tiene banco la disputa fra Juve, Galliani e il buon senso sull’offside di Tevez nella mattanza del fu Milan allo Stadium taurinense.

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Siamo sull’orlo di una guerra alle porte di casa, dove se guardi le facce delle persone coinvolte vedi gente che assomiglia ai nostri contadini degli anni ’40. Gente come noi. Le distruzioni in città che assomigliano alle nostre. Dovrebbe impressionare tutto questo. E dovrebbe far paura il fatto che uno dei contendenti ha le mani sui rubinetti del gas di tutta l’Europa. Se li chiude hai voglia a trovare la ripresa nel vecchio continente. Neanche Wunder Mario Draghi la salva.

Ovviamente chi è andato a rappresentare l’unione europea ai colloqui con Obama? Juncker? Acqua. Mrs.PESC Federica Mogherini? Acqua. A che titolo sarebbero andati? Sono solo il presidente del consiglio europeo e il suo ministro degli Esteri. Come direbbe Cetto Laqualunque con una squisita metafora, non contano una beata minchia, cazzu cazzu iu iu!

Sono andati Frau Merkel e Monsieur Hollande. Cioè quelli coi soldi e quelli con la bomba atomica. Sperem. Frau Merkel che giusto un paio di giorni prima ha rispedito a casa quel simpatico cialtrone di Varoufakis che era andato a dire: cara Troika ridiscutiamo gli accordi e a  chiedere indietro ai tedeschi i soldi dei risarcimenti per la seconda guerra mondiale.

Unici  risultati  della sua tournée europea una tempesta ormonale,  un  profluvio di foto di lui con la camicia fuori dai pantaloni e il collo della giacca rialzato come un ragazzetto anni ’90 e una gelida incazzatura della Troika. Neanche i nostri ggiovani ministri si presentano in questo modo.

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