di Gianluigi Maria Riva
Siamo tutti abituati alla luce, nell’era dell’elettricità e dell’etere, al progresso, alla tecnologia, allo Stato di Diritto. Siamo abituati a tante cose, forse assuefatti. Nulla stride di più, dunque, del sentirci dire che questi siano i secoli bui del diritt… forse anche della società.
Perché mai questo parallelo? Eppure la nostra società ha raggiunto l’apice della tutela di ogni diritto. Ormai quasi ogni aspetto del quotidiano è regolato, ogni danno risarcibile, ogni diritto azionabile in giudizio.
Forse è proprio questo il problema. Tutti noi ci “riempiamo la bocca” di diritti, ma mai di doveri, che sono l’armonico contrappeso dei primi. La spasmodica sovrapproduzione normativa (fenomeno molto italiano), particolareggia la previsione regolamentare, rasentando la casistica dei sistemi di Common Law. L’Italia vanta (!) circa 200.000 leggi per una cosa come 4 milioni di articoli. Omettiamo la conta dei commi per pudore.
Ma il Diritto di matrice romana sarebbe caratterizzato da generalità ed astrattezza. È poi rimesso al Giudice – massimo interprete del Diritto – l’adattare la norma teorica al caso concreto.
Già, ma i giudici emettono circa 5000 sentenze all’anno – solo di Cassazione (e nonostante i nuovi filtri: prima erano 30.000) – , che spesso si contraddicono e vengono usate dai legali alla bisogna.
Poi ci sono i costi di acesso alla giustizia: contributo unificato (minimo 37€ anche per multe da 20), più marche da bollo, copie autentiche e tanto, tanto altro. Troppo.
L’arretrato: si parla di milioni di cause da smaltire.
Poi ci sono i tempi dei processi. Dovrebbero essere di massimo 3 anni, uno per grado di giudizio, ma la realtà è tristemente diversa. Le cause contro lo Stato italiano instaurate grazie alla legge Pinto – che ha evitato che le cause da violazione dei tempi del “giusto processo” finissero alla Corte di Giustizia Europea – violano esse stesse i tempi del giusto processo che dovrebbero riparare!
Certezza del diritto?!
Eccolo dunque il medioevo normativo. Abbiamo sovrapposizioni di competenze normative (Stato, Regioni, Province, Comuni, Parchi, Comunità, Enti, Autorità garanti ecc.) ed esecutive (Carabinieri, Polizia, Polizia penitenziaria, GDF, Guardie Forestali, Vigili Urbani… con la pistola!), a tacer di tutto il resto.
Cosa cambia dal mondo in cui il feudatario dettava le leggi del suo territorio, il connestabile e la guardia civica le facevano rispettare, i giudici erano appannaggio dei più abbienti e la giustizia era tardiva, non effettiva e non omogenea?
Questo concetto è sintetizzato nel titolo di questa rubrica, che prende il via e che si propone di offrire uno sguardo disilluso di “politica normativa”. La premessa argomentativa, certo, non è delle più ottimistiche, ma i secoli bui, in fondo, sono stati anche il periodo di gestazione del Rinascimento.