Quando l’attualità supera la fantasia
di Gianluigi M. Riva
Da Tsipras a Renzi, la politica ormai si fa senza cravatta. Talvolta senza nemmeno la giacca. Gli Ordinamenti Giuridici non sono da meno. Basta fare un giro nei Tribunali per scorgere che tra faldoni, risme, pratiche e moduli, tanto Avvocati che Giudici hanno dismesso cravatta e “togatura” formale da un bel po’.
La legge segue più o meno l’andazzo, tutelandoci in maniera più “sportiva”. Leggiamo i giornali: la Grecia si ribella, l’Ucraina è in guerra, la Siria è in mano dell’ Is (ex Isis), la Cina cresce del 6% – punto più, punto meno – all’anno. Russia, U.S.A. ed Europa sull’orlo di un conflitto.
Tutto scollegato? Sullo sfondo stanno Euro, Dollaro, Yuan (la moneta cinese) …il Rublo non è pervenuto.
E poi ci sono l’Eurogruppo – che non è una band, ma le canta lo stesso – la BCE, il Fondo Monetario Internazionale e le Banche Centrali, la Commissione Europea ecc. . “Porca Troika” verrebbe da dire! Già, la Troika, che originariamente descriveva il triumvirato dei paesi comunisti (invero non proprio un nome incoraggiante), sembra proprio il deus ex machina, uno e trino, che che tesse la trama di questa storia.
Non scordiamoci che c’est toujours l’argent qui fait la guerre; ed infatti è di soldi che parliamo. E di come la legge regola questo “mezzo” economico. Apriamo ancora la Costituzione ed andiamo alla ricerca dell’articolo che regola l’emissione del denaro. Nulla. Troppo specifico; forse cercando qualcosa sul Tesoro Pubblico …niente. Riserve auree? Nada. Banca centrale dello Stato?! Nisba.
Giusto qualche principio generale qui e là: (art.3) «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociali»; (art. 31) «La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia».
Gli articoli dal 41 al 47 invece, andrebbero letti tutti molto attentamente, specialmente alla luce di ciò che andiamo ad analizzare.
Una volta lo faceva la Banca d’Italia, ora la Banca Centrale Europea: regolare l’emissione della carta moneta. Alcuni cenni storici: dai tempi di Giano Bifronte (leggendario inventore della moneta), alla Seconda Guerra Mondiale vigeva il cd. “Golden Standard”: per ogni lira emessa, esisteva una lira di copertura aurea (o in metallo prezioso) nei forzieri dello Stato. Tanto che le attuali monete hanno ancora la zigrinatura – ormai solo a scopo romantico – per evitare che i falsari grattino la corona.
La carta moneta era quindi scambiabile in Banca d’Italia con il suo controvalore in oro («A vista pagate per questa banconota…» era la dicitura impressa su di ognuna). Poi si passò al Dollar Standard: Gli U.S.A., per finanziare il proprio intervento nella IIWW, iniziarono a stampare più carta del relativo controvalore nei depositi aurei. Gli altri Stati, uniformandosi, iniziarono ad effettuare i depositi in valuta straniera (dollari) e a far “custodire” a Fort Knox parte delle proprie riserve.
Oggi la moneta viene emessa in base a “parametri”, “flussi”, “proiezioni”. Insomma è carta. Carta alla quale io e voi decidiamo di attribuire il simbolico valore di 1, 10, 100 €,$,£.
Altre piccole note a corollario sono: in base alla Legge Bancaria (Regio Decreto 375/1936 …quindi una legge ordinaria, modificabile anche con Decreto Legge) la Banca d’Italia è Istituto di Dir. Pubblico. Come questo si accordi col fatto che attualmente essa sia una S.p.A. (quindi con fini di lucro) e che il 96% delle azioni sia detenuto da Banche Private, è solo una questione semantica molto italiana.
La storia poi ci dice che la Banca d’Italia venne scorporata dal Ministero del Tesoro nel 1981, governante Ciampi – futuro Garante del Popolo Sovrano – e che negli anni ’90 venne definitivamente privatizzata. A qualcuno dirà qualcosa la parola “Britannia”: yacht su cui poco tempo prima della privatizzazione salì, tra gli altri, l’allora Direttore Generale del Tesoro. Andatevi a vedere chi era, così, giusto per curiosità.
Altre curiosità sono che l’Italia ha la terza riserva aurea del mondo (dopo Germania e U.S.A.) e che la Federal Reserve rifiuta di consegnare l’oro depositato degli Stati che lo hanno chiesto indietro!
Poi c’è l’art.11 della Costituzione, che permette ai “ben interpretanti” di affermare che l’Italia può cedere la sovranità monetaria (pure quella del Popolo ex art.1). Peccato che l’art.11 usi il termine “limitare” la sovranità.
Poi c’è la storia del signoraggio e di come i centesimi di rame che tanto odiamo, costino di più (a produrli) di quanto valgano.
E poi di storie ce ne sono tante altre, come quelle raccontate dagli art. 41/47 Cost. e quelle della Grecia che tenta l’ammutinamento del Bounty.
Se poi avete ancora un po’ di tempo, oltre al Direttore del Tesoro, cercate cosa diceva Thomas Jefferson nel 1776 a proposito delle banche. Per il resto, forse la nostra ultima speranza di salvezza è Bono degli U2 con la campagna “Annulla il debito del terzo mondo”.