BacktoWork24: trasformiamo la sfiducia in opportunità per il nostro Paese Italia

Il tasso di disoccupazione generale registra – a novembre – un aumento di 0,2 punti percentuali rispetto ad ottobre attestandosi quindi al 12,7%. Il numero dei disoccupati ammonta a 3 milioni 254mila unità, valori che rappresentano un aumento del 1,8% rispetto al dato precedente. Gli occupati, invece, sono rappresentati da 22 milioni 292mila individui: dato complessivo comunque in diminuzione dello 0,2% rispetto al mese precedente.

Questo è quanto emerge dalle recenti stime Istat. Sono dati decisamente importanti e che fanno riflettere, come allo stesso modo ci si deve soffermare su altre pubblicazioni diffuse in questi giorni.

Secondo un recente studio delle commissione Ue sull’occupazione (denominato “Employment and Social Developments in Europe Review) il 12% degli occupati italiani non riesce a vivere del proprio stipendio. Sempre secondo questo rapporto, inoltre, in Italia, chi perde il lavoro fatica a ritrovarlo: solo una percentuale compresa tra il 14% ed il 15% rappresenta i “fortunati” che riescono a trovare una nuova occupazione entro un anno. È il dato più basso d’Europa (28 Stati membri Ue).

Questi dati sconfortano e soprattutto non facilitano all’«azione» e la conferma arriva dal’Ufficio Statistico dell’Unione Europea (Eurostat) attraverso la diffusione di un proprio studio – su base dati dell’anno 2012 – dove viene evidenziato che, nel nostro Paese, ci sono 6,15 milioni di Italiani che si sentono «sfiduciati» sulla possibilità di trovare un lavoro: 2,84 milioni tra le persone che risultano disoccupate e 3,3 milioni tra coloro che pur volenterosi di cercare lavoro non entrano nel mercato. Di quest’ultima “categoria” emerge un dato che sono obbligato a definirlo sconcertante ed allo stesso tempo più che allarmante: quasi la metà di loro (1,518 milioni) si dice “scoraggiato” motivando la mancanza di ricerca di occupazione con, lasciatemelo dire, l’irragionevole e dissennata convinzione di non poterlo trovare.

Questi i dati e pertanto i fatti. Possibili soluzioni alternative? Varrebbe la pena chiederlo a tutti, coinvolgendo anche il gruppo degli “sfiduciati”, ma in assenza di loro risposte in tempi brevi, ciò che mi appare evidente e realistico fin da subito, immediato e da cogliere al volo, è ciò che il progetto BacktoWork24 offre. Pensateci ed informatevi: informatevi, veramente.

Non ci sono alibi a questo punto. Non c’è più tempo per poter rimandare a domani, proprio perché “il rimandare a domani” è il lavoro con più occupati al mondo e non incappa mai in periodi di crisi: “agire” diventa obbligatorio per tutti. Nessuno escluso. Non è necessario “provare”; “agire” diventa un dovere etico e morale nel rispetto del proprio essere individuo e soprattutto un segno di assoluta distinzione da coloro che, ancora adesso, dicono e ripetono a tutti e a loro stessi “domani”.

Stefano Masa – Responsabile Centro Studi e Ricerche Varini Publishing

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