Osservatorio finanziario n. 45

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di Stefano Masa ideatore e titolare di QuantInvest®


Ad una seria e prolungata crisi economica un paese deve reagire attraverso la riscoperta dei valori propri dell’individuo. Nessun primo ministro, attraverso la propria azione di governo, potrà risollevare le sorti di una nazione senza l’aiuto del suo stesso popolo. In Italia è difficile ma non impossibile.

Sono consapevole che, noi tutti, ci sentiamo considerati prima “contribuenti” per il nostro paese e solo successivamente “cittadini”. Sono anche consapevole che, ad ogni inizio di giornata, la nostra prestazione lavorativa – per chi può vantare tale privilegio – registra un saldo negativo: non c’è alcuna differenza tra un dipendente, un imprenditore o professionista. A mezzanotte ed un secondo, il nostro orologio indica oltre che un nuovo giorno anche un nuovo saldo negativo sul nostro codice fiscale. Al termine della giornata trascorsa, tale importo, a conti fatti, non è sempre completamente recuperato se non addirittura “ribaltato” in positivo. È così, purtroppo.

La consapevolezza di questa situazione, demotiva, amareggia, irrita ed ammala. Ammala la nostra anima e quindi il nostro essere fino ad un punto di non ritorno esistenziale per l’individuo. Tutti iniziano la loro giornata “ammalati”. Condividono il loro essere e stato di malattia con altri “ammalati”. Tutti, pur di resistere, cercano di sopravvivere il più possibile non trattenendo però il loro istinto di sopravvivenza che prevale sulla parte più nascosta di ogni individuo: i valori.

Il valore della parola data, il valore del rispetto della persona, il valore dell’educazione, il valore della conoscenza e del sapere. Il valore a senso unico di essere individuo. Il valore di credere e vantarsi di avere ancora un valore.

Oggi non è così. Purtroppo.

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Oggi chi ruba, truffa, raggira, non è più considerato una “cattiva persona” ma più un soggetto “furbo”, “scaltro”, “con il pelo sullo stomaco”, insomma: una persona dotata dei cosiddetti “attributi”.

Oggi non ci si accontenta di dire il falso, lo si dichiara anche per iscritto; lo si sottoscrive per accettazione anche più volte su più pagine. Perché non ci sono problemi. Se l’accordo non viene rispettato e l’affare non si conclude: «Fammi causa!». Poi vedremo.

Oggi si assiste a soprusi alla persona accanto a noi e si gira il volto dall’altra parte.

Oggi si guida l’auto senza il rispetto della libertà altrui. Si svolta senza indicare la propria direzione, ed in caso di ragguaglio da parte di chi segue, il gesto maleducato (verbale e non) è previsto: quasi un obbligo al pari di un nuovo articolo del codice stradale.

Oggi le consuetudini sono la regola. E il rispetto delle regole sta diventando una rarità: un caso oggetto di dibattito.

Decenni fa in Borsa si concludevano affari “sulla parola data” (“alle grida”). Oggi si concludono compravendite attraverso i computer. Una forma – forse – di protezione e difesa per tutti coloro che riproverebbero nuovamente il brivido dell’essere “più furbi” rispetto agli altri.

Si deve cambiare. Oggi.

Cambiare prima come persone per cambiare un paese perché un paese fatto di persone vive dei loro valori.

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