di Stefano Masa ideatore e titolare di QuantInvest®
Da + 18,72% a -4,66%, ovvero dire da migliori a peggiori. Non ci sono vie di mezzo, è nel nostro dna. Anzi è proprio il nostro dna. Da giugno ad oggi, le borse finanziarie internazionali hanno ridotto notevolmente i guadagni. Soprattutto nel corso di quest’ultima settimana si sono registrate flessioni molto accentuate che non hanno lasciato scampo. A nessuno o per lo meno ai molti. Perdite che hanno accumunato i principali indici azionari ma che allo stesso tempo hanno evidenziato le solite e mai mutate caratteristiche di eccesso.
L’Italia è regina. La nostra Piazza Affari infatti: da precedente migliore opportunità borsistica d’Europa, in poche ore di pochi giorni, ha visto ridimensionare il suo lustro finanziario: prima con una notevole riduzione dei precedenti guadagni realizzati nel corso di quest’anno (il 10 giugno il nostro principale indice domestico SPMIB primeggiava con una performance del +18,72% nel corso d’anno) e dopo passando – addirittura – in territorio negativo evidenziando un segno meno nelle performance 2014 per un valore di poco inferiore al 5%.
Da + 18,72% a -4,66%: un vero e proprio disastro. Non solo un disastro finanziario di miliardi e miliardi di euro svaniti tra i milioni di scambi telematici avvenuti nel corso di quest’ultimi quattro mesi ma soprattutto un disastro se nonché uno scempio di tipo economico-culturale.
Non tutti si chiedono quando ma ancor di più quanto può bastare la sete di guadagno. Noi della Varini Publishing ce lo chiediamo ogni giorno. È la nostra missione. Studiare, crescere, informare.
Era il 4 giugno scorso. È scritto. È da noi scritto e nel nostro consueto appuntamento periodico (v. Osservatorio Finanziario n. 35) venivano sollevate perplessità sull’andamento dei corsi azionari. Troppe similitudini, troppi punti in comune con la storia. Troppa certezza nell’irrazionalità.
Da un commento ironico a me direttamente rivolto nel corso di un incontro pubblico, le mie considerazioni venivano connotate e ricondotte a una cosiddetta “Profezia Masa” con ovvio collegamento alla più temuta e famosa “Profezia Maya”. Sulla falsa riga di quest’ultima umoristica definizione, il mio caro amico e stimato editore Edoardo, leggeva il mio intervento.
Nella sua comprensibile incredulità delle evidenze da me riportate, il mio coraggioso editore suggeriva il titolo al mio pezzo Una “cronaca finanziaria” in odor di profezia. Accettai. Ci stavo. Entrambi ci stavamo. Ci mettevamo la faccia. La nostra: come sempre.
Non so se quanto accaduto sia stata una vera e propria profezia.
Sono invece consapevole e sono molto bene a conoscenza che, tutti i lettori che in questi mesi e ormai anni, hanno avuto la pazienza di leggerci abitualmente, oggi, e ancor più di ieri, hanno beneficiato di un dovuto servizio: un’informazione finanziaria chiara ed indipendente orientata sia alla salvaguardia che alla crescita della cultura finanziaria di ogni individuo.
Solo poi al patrimonio finanziario.