di Roberto Ciambrone
L’altra sera ho letto di un mirabolante progetto denominato “la città della salute” che, se ho ben inteso, dovrebbe riunire il neurologico Besta e l’istituto dei Tumori nell’area ex Falck a Sesto San Giovanni.
Un progetto estremamente complicato, non solo per l’enorme impiego di capitali necessari, ma per le complesse operazioni di bonifica e di sistemazione dei servizi aggiuntivi quali parcheggi pubblici da riservare agli utenti della nuova struttura ospedaliera, residenze convenzionate per circa 25.000 metri quadrati, da riservare prioritariamente a dipendenti, medici, infermieri, ricercatori, un asilo nido per complessivi 40 bambini e chissà cosa altro.
Nello stesso articolo veniva menzionato un altro progetto, ancora più ambizioso, e infatti definito Cerba, un polo oncologico da realizzare, niente meno, nel Parco Sud su terreni di proprietà di un noto assicuratore / immobiliarista una volta potentissimo e ora caduto un po’ in disgrazia insieme alla sua sempre sorridente famiglia.
La notte seguente il mio subconscio, senz’altro aiutato da un eccellente pizza alla napoletana consumata per cena, mi ha mostrato, come in “coocon”, delle piscine miracolose e dei potentissimi apparati di teletrasporto che spostavano le intere strutture ospedaliere da un sito all’altro.
Poi arrivava Panoramix – il saggio druido del villaggio di Asterix – e lanciando alcuni semi magici faceva nascere un bosco al posto dei complesso ospedalieri.
E subito dopo l’omino della linea direttamente da Carosello realizzava trasporti necessari ad unire un’area storicamente isolata da ogni tipo di linea pubblica.
La mattina dopo rileggendo l’articolo ho notato che i progetti, se realizzati, consentirebbero la valorizzazione delle immobiliari di sviluppo che vi hanno sinora investito centinaia di milioni, ovviamente in larga parte presi in prestito dai principali istituti di credito italiani.
Per fortuna leggo anche che l’attuale Presidente della Regione, noto anche per una certa dimestichezza con l’organo, in particolare l’Hammond, trovi questa partitura non adatta ai temi “blues” che lui predilige e che di questi tempi di “spending review” sono di prassi.
p. s. Quando uno non sa cosa dire e/o deve dire una cosa molto sgradevole è sempre meglio usare un termine anglosassone, perché dire “bambole non c’è una lira” fa troppo avanspettacolo e poi magari finisce che ti chiedono dove sono finite le tasse per 30 (60?) anni.