06/02/2014 – Tra mani invisibili e coperte corte

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Ricco è l’immaginario liberista. Potente è il suo effetto sulla mia vita. Le sue immagini, le sue metafore hanno un potere insinuante, ipnotizzante e la capacità di fare breccia nella mia  coscienza.

Il loro potere  è il vero potere: quello che, senza ricorrere a minacce o a blandizie, coglie il risultato del mio “naturale” conformarsi ai suoi comandi. È sufficiente citare l’attributo “naturale” per ritrovarsi al centro di un vortice dell’immaginario liberista. Quello, appunto, della sua “naturale” corrispondenza alla “natura” dell’uomo e del mondo.

Come posso io contestare l’immagine, la metafora ormai inscritta a lettere di fuoco dentro di me? Come posso io emanciparmi dalla metafora della “mano invisibile”, assoluzione universale della corsa al raggiungimento dell’utile individuale e del suo redimersi in pubblico interesse e utile sociale?

E che dire dell’immagine della “coperta corta” che ha accompagnato tutta la mia vita e che ancora oggi viene incessantemente ripetuta in ogni intervento, in ogni esternazione, in ogni articolo e in ogni libro?

Questa immagine si fonda su uno dei principi fondamentali dell’economia liberista: «Le risorse sono scarse», il che, secondo Paul Krugman, significa che «non si può avere sempre tutto ciò che si desidera» [1].

La spiegazione di Krugman è didascalica e non aiuta a comprendere come l’immagine della coperta corta possa eternamente riprodursi e costituire un circolo vizioso dal punto di vista logico che grava sulla vita, nuda e vera, degli uomini.

Per essere “corta”, sempre ed in ogni caso, la coperta deve essere messa in relazione diretta e inversa con qualche cosa che, sempre e in ogni caso, risulti essere “lunga”, sempre e in ogni caso.

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Nulla di più facile che, nello specifico caso, anche gli economisti più intransigenti sotto il profilo logico matematico, approdino ad uno dei concetti più eterei ed elastici dell’intero universo del pensabile: la natura umana.

Quest’ultima si caratterizzerebbe infatti per l’illimitatezza dei propri bisogni. Quindi, risorse limitate a fronte di bisogni illimitati determinano la scarsità delle risorse rispetto agli umani bisogni.

E su questo assunto è innestata l’immagine della coperta corta il cui potere “naturale”, sancisce il fatto, anch’esso “naturale” che un numero crescente di esseri umani non possano godere del beneficio della coperta.

Impossibile contestare il potere dell’immagine con i  numeri e  le buone ragioni. Inutile richiamarsi al pensiero rigoroso così come alla sensibilità e alll’affetto nei confornti di chi subisce quotidianamente gli effetti della coperta corta.

Solo una immagine può correggere o sostituire un’altra immagine.

[1] Krukmam, Weels, Olney: L’essenziale di economia,  2008 Zanichelli, pag. 6

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