13/03/2012 – Sono andato a letto presto

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Ho redatto una breve introduzione per un balletto incentrato su cinque donne del risorgimento.

All’uscita  dal teatro dove è stata rappresentata l’anteprima dello spettacolo,  ho avuto modo di incontrare una delle poche pesone che, per coerenza tra mezzi utilizzati e fini perseguiti, apertura mentale e trasversalità dei saperi, stile di vita e dirittura morale ho sempre considerato un “maestro” .

Incurante del luogo e del contesto, in pochi minuti, il maestro ha ripreso un discorso intercorso tra noi una decina di giorni prima, circa  la sua impossibilità di proseguire la lettura della Recherche dopo la prima frase:

«A lungo mi sono coricato di buonora.»


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Questa impossibilità lo addolorava in quanto, da centellinatore dei piaceri della lettura,  era riuscito a ritardare l’inizio della lettura del capolavoro proustiano al compimento del sessantesimo anno d’età.

Il fatto è che la prima frase della Recherche gli evocava qualcosa già sentito da qualcuno o  già letto da qualche parte e che in ogni caso non riusciva a rammentare con precisione.

Dopo giorni di attesa, vagheggiando su uno dei film più amati, il maestro ha riconosciuto la fonte certa e prima di quello sfumato ricordo.

È contenuta in un breve e famoso dialogo del film “C’era una volta in America” di Sergio Leone:

Fat Moe:  Noodles, cos’hai fatto in tutti questi anni?

Noodles: Sono andato a letto presto.


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Da questa rivelazione il maestro, prima di scomparire nella notte, mi ha detto di aver ricavato due soddisfazioni: la conferma delle qualità intellettuali e artistiche di Sergio Leone e la possibilità, superati i sessanta anni, di proseguire la lettura della Recherche.

La significatività che il maestro ha assegnato a questo recuperato collegamento mi ha fatto riflettere sul riconoscimento di valore che sta, o dovrebbe stare, alla base di tutti i nostri discorsi di economia e finanza.

Poiché il riconoscimento del valore è riferibile alla pura sfera della soggettività, mi chiedo come possa scaturire un discorso economico (stavo per scrivere “una scienza”)  con parvenze di oggettività.

Nel mondo della supertecnica quello del valore appare più un tema da poeti che da economisti. Di seguito qualche parola di una poesia, trascritta in fretta, di Giovanni Raboni, della quale non conosco il titolo:

« …non assaporo ancora, ma già immagino la gioia di accumulare dentro di me beni infruttiferi e intrasmissibili e sento che potrebbe essere la più pura, la più sottile, la più perfetta delle gioie…»

Il valore dell’infruttifero e dell’intrasmissibile: c’è da dedicarci una vita.

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