16/05/2014 – A proposito di merda (Seconda parte) – Sulla mostra di Piero Manzoni a Milano

alt

6.

«Mi caco nel pigiama»: è il bel motto coniato da Louis-Ferdinand Céline che tenendosi «il deretano sporco per settimane intere» fonda sull’ostentazione della merda, segno distintivo d’infamia, per il quale «tutti i suoi padroni lo cacceranno via», la propria strategia di relazione sociale. La merda, strumento di difesa e di attacco del bambino braccato, è l’esternazione di quanto di vero c’è in lui, di quanto di vero c’è  nella relazione con il padre, con la madre e con una società che esige il prezzo del biglietto nell’«essere nettato a dovere e cosparso di colonia». All’umanità che esprime la visione dell’avvenire, della diritta via, del lavorare e del penare, Louis-Ferdinand Céline, «il porco fottuto […] il piccolo letamaio […] zeppo di merda», porge, compressa nelle braghe, la materia prima del proprio disprezzo.

7.

Veniva inseguito e picchiato dal padre del prete perché cagava e poi faceva le “virgole sul muro”. Chissà cosa provava nel disegnare materici svolazzi sulle bianche piastrelle del cesso. Certo, si diceva, non ha tutti i suoi giorni, e si ridacchiava su quella sconveniente attitudine. Era sensibile ai nostri ironici complimenti. Furono forse proprio questi inattesi riconoscimenti a spingerlo alla realizzazione della Grande Opera. Quella volta lo fecero piangere. Poi portarono lui piangente e noi schiamazzanti davanti alla Grande Opera.

Gli schiamazzi cessarono. Le tre pareti erano ricoperte dal pavimento fino a quasi il soffitto. Aveva operato con gesti ampi a mano aperta e poi ci era ripassato con le dita fino a formare fini arabeschi dentro larghe pennellate. Sulla soglia del cesso stava il bambino a testa bassa: Opera al centro della Grande Opera. Davanti a noi le pitture di Lascaux, l’Action Painting, la Cappella Sistina, Pino sul mare di Carlo Carrà, eccetera, eccetera, eccetera…

8.

Lo studente Cosimo Bellocci ha raccontato ai compagni di corso e al professor B. come è morto il noto artista Piero Manzoni. In una gelida notte d’inverno Piero Manzoni tornò a casa completamente ubriaco. Entrando avvertì con fastidio il calore dell’appartamento. A fatica riuscì a togliersi il cappotto e altri indumenti ma il senso di calore rimase insopportabile. Spalancò allora le finestre e buttatosi  sul letto si addormentò.  Il gelo invase l’appartamento e travolse lo sventurato artista provocandogli un infarto letale. Il professor B. È rimasto molto colpito dal racconto del giovane e brillante allievo Cosimo Bellocci sulla morte del noto artista Piero Manzoni. Tornato a casa ha consultato una enciclopedia dove ha letto le seguenti parole: «Le variazioni termiche, se brusche, possono causare in elementi fragili la loro rottura.»

9.

Volenti o nolenti, la merda d’artista ci porta ai primordi della produzione e della proprietà: produzione e proprietà, appunto, di merda. All’avvio del circuito economico elementare del bambino che scambia merda con latte materno e che, passo dopo passo  sul terreno della convenienza e del sociale,  verrà trasformato  nel  flusso del reddito in cui, «in senso opposto al flusso reale di beni e servizi, si muove un flusso monetario» rappresentato da asettica cartamoneta.

In questo panta rei, che l’ideologia interpreta come legge di natura,  è possibile cogliere  due fenomeni (forse) collegati: quello della sopravvalutazione narcisistica della propria produzione e quello delle «cosidette costipazioni intestinali, tanto tenaci e persistenti (che) possono essere eliminate… soltanto quando si esamina nel soggetto il complesso del denaroı: è l’economia, o la contabilità, freudiana, fondata sull’equazione merda = denaro in cui ritenere (risparmiare) merda è traduzione corporea del ritenere (risparmiare) denaro.

10.

«Io penso che dentro la scatola non ci sia la merda ma il Pongo»: dice la signora obesa con gli occhiali dalle lenti spesse. La signora chiarisce il suo pensiero e dice che se non c’è la merda, non c’è niente e allora «è tutto un gran can can…». Ma se “dentro” non c’è la merda allora la merda d’artista è puro spirito. E di conseguenza il primato di Manzoni, non è nell’ aver  «rivoluzionato la storia dell’arte del secondo Novecento», bensì, nell’aver condotto al culmine il processo di dematerializzazione del denaro e di averlo dichiarato con dieci anni d’anticipo rispetto a Richard Nixon.

alt

11.

C’è un gran odore di insaponato maneggio intorno alla merda d’artista di Piero Manzoni. Ormai più che l’uomo dagli occhi di furetto, imbalsamato nel chiché della provocazione, della rivoluzione, della genialità e dell’irriverenza, si apprezza il coraggio e lungimiranza di chi fiutando, ha fiutato l’affare.  È stupefacente come il mondo si dia da fare per  continuamente dire che Gesù «mangiava, beveva, ma non defecava» [1] e ribadire che «l’ideale estetico dell’accordo categorico con l’essere è un mondo dove la merda è negata e dove tutti si comportano come se non esistesse» [2]. Eppure a ben vedere, qualcosa viene fuori dalle braghe di Louis-Ferdinand Celine. Qualcosa, di innominabile, come  la “scopetta innominabile” che Ubu getta sulla tavola apparecchiata e che avvelenerà gli increduli ospiti:

–    Allora capitano avete cenato bene?

–    Benissimo, signore, tranne la merdra.

–    Eh! Non era cattiva la merdra.

12.

Forse ha ragione Bachelard: «Vi saranno sempre più cose in un cofanetto chiuso di quante se ne potranno trovare in un cofanetto aperto».  Similmente la merda trova nella scatola il suo sigillato cofanetto e la pluralità dei suoi significati.

Cosa succederebbe se aprissimo la scatola della merda d’artista? Perderebbe valore commerciale? Aggiungeremmo arte all’arte? Rimarremmo delusi scoprendovi il Pongo? Compiremmo un atto vandalico? Ci sentiremmo anche noi brillanti, provocatori e rivoluzionari?

13.

Molti anni dopo Pippa Bacca percorse le strade dell’uomo dagli occhi da furetto. Davanti al denaro non si perse d’animo: prese una banconota e la ritagliò in forma di scorpione [3].


[1] Valentino (eretico gnostico) citato da Milan Kundera in L’insostenibile leggerezza dell’essere.

[2] Milan Kundera op. cit.

[3] Non ne siamo sicuri al cento per cento e non abbiamo voglia di scartabellare archivi, scomodare parenti, consultare esperti…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.