2/10/2014 – Del denaro, II

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IV

«La grande ruota della circolazione è del tutto diversa dai beni che circolano per mezza di essa. Il reddito della società consiste completamente di quei beni e non nella ruota che li fa circolare» [1].

In altre parole:  il valore è nei beni. Il denaro, la grande ruota della circolazione, non vale niente.

Questo è il motivo per cui, ammessa l’equivalenza tra tutti i beni del mondo e tutto il denaro del mondo, mai accetteremo lo scambio tra i primi e il secondo.

La maledizione di Mida, che comunque –  a sentire Keynes che cita Freud [2] – troverebbe una sorta di giustificazione psicologica – risparmierà gli umani almeno fino a quando si sosterranno al dualismo economia reale/economia monetaria.

Il vero busillis riguarda la sostenibilità del dualismo economico in particolare e dei dualismi in generale. Le res cogitans economiche paiono a volte più estese delle economiche res extensa e, comunque, dotate di inaudita forza. Come può il puro “pensiero” finanziario creare disagio, ansia, miseria e dolore a milioni di esseri umani?

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V

Non vale niente il denaro ma ha potenzialità pressoché infinita. L’avaro coglie questa potenzialità in modo assoluto e la conserva: solo nella mera accumulazione e/statica  il denaro mantiene intatta tutta la sua potenzialità.

L’avaro protegge se stesso proteggendo il denaro. Ma la natura dell’avaro è paradossale in quanto proteggere il denaro, tenendolo fermo, equivale a ucciderlo: il denaro dell’avaro è denaro morto.

Non vi è potenza del denaro se non nel movimento. Non vi è vigore del denaro se non nel generare altro denaro. Ed è proprio la comprensione di questo miracoloso potere autogenerativo che sta alla base della profonda riflessione e della ostilità della Chiesa nei confronti del denaro. La morte del denaro è l’orrenda colpa dell’avaro.

VI

Mille diavoli affollano l’agonia dell’avaro. Un diavolo, più lesto degli altri è pronto a cacargli in bocca monete d’oro. Un diavolo diremmo incontinente a fronte dell’incontinenza che, secondo Dante, qualifica la colpa dell’avaro e del prodigo.


[1] Adam Smith, La ricchezza delle nazioni, , UTET, Torino, 1975

[2] “Freud scrive che esistono particolari motivi, nel nostro inconscio, per cui l’oro in particolare soddisferebbe istinti forti e precisi, e servirebbe da simbolo”. John Maynard Keynes, Auri sacra fames” in Esortazioni e profezie,  Il Saggiatore, Milano 1968.

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