Papà ha raccontato per tutta la vita le stesse barzellette. Una parlava di Gesù in croce che sdegnato rifiuta la spugna intrisa di aceto e dichiara di volere uno Stock 84. Di fronte a tanta determinazione il centurione risponde: «Il Signore sì che se ne intende».
La barzelletta oggi non fa ridere perché oggi nessuno riconosce nella battuta del centurione lo slogan che per anni ha propagandato lo Stock ’84, il prodotto di punta della distilleria Stock di Trieste.
Per anni ho ascoltato le dissertazioni dell’amico Kappa sulla triade dei brandy italiani: Vecchia Romagna Etichetta Nera (sempre e solo nera che non si azzardino a darmi la bianca), Stravecchio Branca (ne uccide molti di più il Fernet Branca alla menta bello gelato, che lo Stravecchio buttato al mattino) e lo Stock ‘84 (nella latteria sotto i portici la lattaia lo tiene sotto il bancone. . .: d’inverno è come una frustata).
Kappa ci ha passato una vita intera e un fegato altrettanto intero, ma disquisiva con conoscenza di causa e amore sulla materia. Cosa avrebbe detto oggi alla notizia dello spostamento della produzione Stock da Trieste alla Repubblica Ceca? Kappa, che non si è mai mosso da Crescenzago, era un internazionalista (versione leninista del capitalismo globale) e, forse, non avrebbe sofferto.
È consolante che la Stock rimanga in Europa, anzi meglio in Mitteleuropa (evito il pippone su Kafka, Musil, Kundera e tutto il resto . . .), e non si diriga verso i ben più allettanti sconti asiatici sui costi di produzione.
Pur avvezzo a distillati da fighetto da sei/dieci euro al bicchierino, roba che non puoi bere in silenzio ma sulla quale devi fare un discorso per gratificare chi te la offre, alzo il bicchiere e brindo alla lunga vita della Stock .
Per finire, una barzelletta che può cogliere solo chi è nato prima del 1960 e possiede una cultura trasversale mica da ridere.
Un cinese entra in un bar, chiede: «Posso avere un blendi?» Il gentile cameriere risponde: «Pilla?».