di Massimo Bertani
Il pretesto di questa Denarologia in due parti è la lettura del libro di Paolo Legrenzi Frugalità [1], scoperto casualmente e che considero una eccezione positiva nella pletorica, e monotona, produzione editoriale avente per oggetto frugalità, decrescita, sobrietà ecc.
A differenza di molti adepti di Georgescu Roegen, lo psicologo cognitivo Legrenzi non si attarda sulla descrizione dell’imminente catastrofe [2] e non propone elenchi di “giuste” pratiche da adepto della frugalità ad eccezione di un decalogo a matrice cognitivista che evidenzia quanto difficile sia essere frugali in un mondo che nell’ “anti frugalità” ha individuato il proprio senso.
La definizione stessa di frugalità viene fatta emergere in contrapposizione all’anti frugalità, per differenza rispetto alla povertà e all’avarizia, nel ricorso a fatti ed esempi concreti e nel suggestivo riferimento ad opere letterarie. Insomma, non una dieta “sette chili in sette giorni”, ma una cosa da leggere, da appuntare, utile per avviare una riflessione individuale alla ricerca di una frugalità avvertita come consapevolezza dei propri comportamenti e riconoscimento dei propri “moti” interiori che quei comportamenti hanno parzialmente contribuito a determinare.
Detto tutto il bene del libro di Legrenzi dichiaro di essere perplesso nell’ avervi letto questa frase: «La frugalità consiste essenzialmente nel rifiutare la corruzione [3] che dipende dal dare un prezzo a qualche cosa».
Dietro questa frase c’è una visione del mondo in cui ai prezzi si contrappongono i valori veri [4], in cui i prezzi sono strumento di cancellazione dei sensi di colpa e di legittimazione di quanto «Una volta era proibito, irrituale o inappropriato» e, tanto per gradire, in cui «L’essere collocato sul mercato si traduce nella perdita della innocenza».
Osservo tre incoerenze:
- Il prezzo [5], sotto il quale si agita il demone – peraltro mai citato da Legrenzi – del denaro, è un derivato con funzione di razionamento del “precetto” economico secondo cui “le risorse sono scarse”.
- Il principio del razionamento [6] a cui è finalizzata la funzione di prezzo, pur non risolvendola completamente, è compatibile con la pratica di frugalità.
- L’esempio di massima frugalità addotto da Legrenzi, quello del suo bisnonno grande industriale che porge un rifiuto motivato alla richiesta della nuora di acquisto di un carretto per far giocare i nipoti, è anch’esso espresso in termini strettamente di prezzi [7].
Che il modo dei prezzi, e quindi del denaro, sia il modo opposto a quello dei “veri valori” e della frugalità è senz’altro una forzatura. D’altra parte, pur in accezione negativa, Legrenzi stesso individua la valenza liberatoria – quanto meno dai sensi di colpa – del denaro.
Non vi è frugalità senza senso della misura. La prezzificazione del mondo attraverso il denaro risponde a questa esigenza.
Alla valenza fondamentale del denaro come misura e pertanto come strumento di comprensione del mondo sarà dedicata la seconda parte di questa Denarologia.
[1] Paolo Legrenzi, Frugalità, 2014 Il Mulino
[2] Quale potrebbe essere un comportamento coerente alla lettura di una frase del tipo «Vi sono buone probabilità che la catastrofe planetaria si verifichi entro il 2060»?
Possibili risposte: 1. Acquisto il libro di un economista filosofo che analizza le cause della catastrofe. 2. Fondo un partito politico e una associazione per il diritto alla vita dopo il 2060. 3. Mi suicido. 4. Creo una comunità dell’ultimo giorno che pratica sesso di gruppo. 5. Sto molto attento a non commettere errori nella raccolta differenziata dei rifuti. 6. Acquisto una bicicletta. 7. Faccio scorte di cibo in scatola. 8. Mi iscrivo ad un corso di sopravvivenza. 9. Preparo un attentato terroristico. 10. Mi preparo per la rivoluzione comunista.
[3] Corsivo mio
[4] Quali siano questi valori veri rispetto ai prezzi non è dato di capire…
[5] Non riconosco il “male del mondo” nel prezzo, ma non sottoscriverei questa dichiarazione di Alberto Bisin (Favole&numeri ,2013 Egea Bocconi): «L’idea che esista un valore vero delle cose, indipendente e distinto dal loro valore di mercato è una forzatura concettuale».
[6] Coerenza tra frugalità e razionamento osservata da Legrenzi nella ripresa del caso delle “pere indivise” citato da Enrico Deaglio in E l’affare dei fagiolini mise a soqquadro il palazzo del Potere, in “il Venerdì di Repubblica” , 10 ottobre 2013 pag. 170
[7] «…Considera, figliola carissima, che il prezzo, di poney e charrette corrisponde al salario dei due che devonsi licenziare”. (corsivi miei)