30/11/2011 – La setta, il centro e il margine

di Massimo Bertani

(30/11/2011)

«Come il convento, il castello proibito, la foresta, l’isola senza accesso, la “setta” è fin dalla seconda metà del XVIII secolo una delle grandi riserve del fantastico occidentale».  Quando l’immediata comprensione della realtà conduce al pensiero della imminente perdita e, pertanto. diviene dolorosa, è umano anestetizzare  le ansie e concentrarsi su oggetti dai contorni sfocati, nebbiosi, sotterranei, misteriosi: la segreta associazione degli ultra ricchi, il club dei banchieri affamatori, le bande della malavita universale, la combutta degli  speculatori . . .

Loretta Napoleoni – lei sì, esperta di cricche di economie “canaglia”  –  ha recentemente svelato che la malvagia cupola degli speculatori non esiste. Esistono i milioni di sottoscrittori di Fondi Comuni di Investimento e di Fondi Pensione i cui gestori, in un’ottica di salvaguardia e tutela, cedono titoli del debito pubblico di paesi ritenuti “pericolosi”.

I malvagi, gli adepti del male, quelli di cui non si dovrebbe nemmeno supporre l’esistenza sono a tutti noti. Al contrario, si è incerti a chi assegnare il ruolo di difensore dell’umanità. Conosciamo nome, cognome e indirizzo dei membri della S.P.E.C.T.R.E, ma siamo insicuri nell’identificare chi ricopre il ruolo di James Bond: i governi “supertennici”?  L’asse franco tedesco? La Banca Centrale Europea? Il Fondo  Monetario Internazionale ?

Nel mentre attendiamo che il “Fondo Salva Stati” venga dotato di una doppia struttura di difesa e di offesa, similmente all’ Aston Martin DB 5,  sarebbe consigliabile leggere  la globale e complessa trama degli opposti interessi, delle reciproche convenienze e delle limitate alternative. Ritroveremmo l’evidenza di una guerra tra capitalismi combattuta, come sempre del resto, nei loro stessi corpi. Guerra dagli esiti incerti rispetto alla quale le strutture politiche, giuridiche e amministrative  mostrano la loro inadeguatezza.

Noi prendiamo distanza dall’affollato centro in cui si porgono slogan per verità assolute e si promuovono espedienti per azioni mirabolanti. Esemplari a riguardo ci appaiono sia l’invito ad unire  furore patriottico e acquisto di titoli di stato, con il vantaggio di uno azzeramento commissionale, nelle programmate giornate dei “BTP day”, sia l’ iniziativa denominata “Ride bene chi ride ultimo” che  richiama i risolini imbarazzati franco-tedeschi all’indirizzo dell’ex premier italiano. Sfruttare un momento basso delle rappresentazioni in pubblico della politica internazionale, accarezzare il ventre di un vilipeso onore nazionale, porgere la panacea  di un fondo comune che acquisterà e gestirà, con una ridotta commissione di gestione dello zerovirgolasessassantapercento, titoli di stato nazionali, da un lato sicuramente non arma la mano di  Gravilo Princip,  ma, dall’altro, non  eleva il livello di conoscenza e consapevolezza dei risparmiatori italiani.

Oltre l’illuminato centro ci si può inoltrare solo nella marginalità che rifiuta la specializzazione e si apre ad una multidisciplinarità  allargata, da Kant a Gigi Riva, («difficile individuare una materia vana, che non sia degna di apprendimento»), che ama lentezze e immobilità postprandiali nelle quali i sensi, ottusi alla superficie, diventano agili a profondità inconsuete.  Ai margini la verità stessa appare per bagliori improvvisi per poi fondersi con frasi e comportamenti di sconcertante banalità. Solo ai margini è possibile «scoprire la formula degli alchimisti per trasformare anche questo fango in oro».

Citazioni da:

Michel Foucault, Edoardo Varini, Friederich Nietzsche

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