New York, New York – Rimini Rimini

Accolgo con piacere l’invito di Edoardo a pubblicare di tanto in tanto qualche stralcio derivante dalla mia attività di trader.

Negli anni spesi a studiare come non farmi annientare dai mercati, ho avuto la fortuna di venire in contatto con parecchie persone e l’opportunità di girare il mondo prevalentemente come relatore a fiere e congressi.

Ora i soliti benpensanti ne approfitteranno per calcolare la nota equazione che mette in relazione la presenza a qualche convegno con l’impossibilità di operare e quindi, come immediata conseguenza e soluzione, l’associare all’immagine del trader quella dell’imbonitore che vive di parole e gettoni di presenza. Non che possa dare torto del tutto a questa corrente di pensiero: calcando palcoscenici in molte parti del globo, a contatto con altri relatori, devo purtroppo confermare che buona parte di quanti si professino guru del trading è in realtà gente con conti in rosso o con semplici conti correnti e nessuna attività di trading…

Non si può però fare d’ogni erba un fascio e, personalmente, ritengo anche che la solita associazione che vede il trader incollato al monitor, sia frutto di profonda ignoranza su quali siano molte delle dinamiche di questa professione, nonché di una concezione tipicamente italiana che vede un trading d’istinto prevalere su una più strategica pianificazione dell’attività.

Non ho mai perso un singolo giorno di operatività durante i miei viaggi, grazie alla completa automatizzazione delle mie operazioni: unico inconveniente che ricordo è un incidente tecnico mentre volavo a Praga, segnalato telefonicamente alla consegna bagagli da un amico/collaboratore che aveva fino a quel momento invano cercato di raggiungermi.

Malati tipicamente di esterofilia, pendiamo solitamente dalle labbra dei cosiddetti “big stranieri”, ed immaginiamo scenari affascinanti Oltreoceano, laddove si individua la nascita del trading on line se non addirittura del trading stesso: gli Stati Uniti d’America!

Lasciamo perdere che per trovare il nome di un americano vincitore ai World Cup Trading Championships si deve andare indietro al 2006 (e mi prendo parte del merito, visto che buona parte dei campionati successivi sono riuscito a vincerli proprio io) ma ho finalmente potuto anche esplorare di persona la propaganda fieristica per eccellenza nel mondo del trading: il Traders Expo di New York.

In precedenza ho calcato più volte il palcoscenico del nostrano ITForum di Rimini, ho parlato a fiere simili a Francoforte, Aschaffenburg, Praga,  Shenzhen e  Dubai e, finalmente, il 16 febbraio 2013 salivo su un aereo diretto a New York avendo uno spazio come speaker a quello considerato l’evento principe del trading.

L’isola di Manhattan mi accoglie con le tante luci che la contraddistinguono, assieme ad un vento gelido che mi fa rimpiangere il mite inverno lasciato a casa; la domenica dopo una Santa Messa poco visitata (del resto erano le 7 del mattino a New York) ma in una chiesa che prevedeva la perquisizione di chiunque vi entrasse con una borsa, vecchiette comprese, vado finalmente a registrarmi come speaker all’albergo dove si tiene l’evento ed ho modo di cominciare a “prendere le misure” degli spazi relativi alla fiera.

Lo spazio espositivo è su due piani e il tutto è circondato da sale riunioni in cui si terranno le presentazioni. Nel pomeriggio,  dalle ore 16, l’area si affolla ma lo scenario è in parte simile a quello riminense, parecchi pensionati o almeno in età prossima (riforme permettendo…) col sogno di arrotondare le loro entrate. Come prima premura, però, una fila ai punti ristoro che offrivano una bibita gratis: credevo che questo fosse tipicamente tedesco, mi sono sbagliato, anche negli Stati Uniti il cibo gratis attira in maniera considerevole, e forse sarà l’unico profitto dell’avventura borsistica di molti a questo evento.

Mancano le hostess, caratteristica nota e notata da molti a Rimini, gli espositori si presentano in giacca e cravatta o con T-Shirt in stile perfettamente americano.

Girando per gli stand si respira ovviamente l’atmosfera legata al trading ma non noto nulla di particolare, mi torna alla mente l’ultimo ITForum di Rimini, mi riguardo attorno, e ripenso di nuovo a Rimini, non ho più dubbi, la fiera italiana ha un aspetto decisamente migliore! Anche le sole dimensioni sembrano dare ragione all’ITForum, il flusso di persone non mostra particolari differenze ma l’involucro totale, a New York, è decisamente inferiore a quanto impacchettato dagli organizzatori del belpaese.

Anche sbirciando le presentazioni non si notano molte differenze. Larry Williams ha una sala grande e stracolma, le altre sono di media grandezza e più o meno piene, non si nota nulla di più rispetto alle sale del nuovo impianto di Rimini.

Se si guarda ai contenuti si nota come addirittura l’offerta italiana copra argomenti ben più ampi di quella statunitense, qui però, a onor del vero, si deve dire che i responsabili del Traders Expo organizzano anche altri eventi dedicati più orientati all’investimento mentre l’ITForum oggi raggruppa l’offerta nell’unico evento di maggio.

Il martedì è il mio turno, salgo sul palco della mia sala e la guardo mentre si riempie in attesa di cominciare. Parto e vedo gli stessi sguardi curiosi, alcuni speranzosi di trovare la chiave per aprire loro le porte del futuro, altri inizialmente scettici e poi piacevolmente stupiti di come anche i concetti semplici possano funzionare. Qualche cenno di money management mi fa rendere conto che anche in America l’argomento è quasi sconosciuto ma subito ritenuto affascinante. Finisco ed esco ed eccomi bloccato come mi è sempre successo da chi ha domande su domande, stesse domande, stessi sogni, stessi dubbi, l’America non ci è avanti, il gap è chiuso e forse c’è stato addirittura un Oops di Larry Williams che ci ha fatto sorpassare il popolo del trading. Andrea Unger ha battuto gli americani nelle gare di trading e l’Italia batte l’America nel mondo del trading, è tutto vero, manca forse solo la totale consapevolezza.

andrea.unger@oneyeartarget.com

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