In giro per il mondo – e senza andare neppure troppo lontano – stanno manifestandosi, con sensibile e sempre più stretta frequenza, parecchi eventi sicuramente degni di nota, ma, in questo momento e in ogni caso, il focus e l’accento devono necessariamente porsi sul nostro indice di borsa, giunto, proprio sul finire della scorsa settimana, a ri-testare i minimi del marzo 2009.
Un livello importante sì, ma non così fondamentale, per come si potrebbe essere indotti a credere.
In effetti, un livello statico precedente ha – statisticamente parlando – soltanto qualche piccola probabilità in più di poter ergersi a punto d’inversione certo, rispetto, per così dire, a un punto “vergine”.
E, qui allora, le possibilità che si aprono per il nostro indice sono invero tre:
- Inversione (di medio/lungo periodo appunto),
- Reazione (timido rimbalzo, dunque di breve) e, allora di conseguenza,
- Involuzione finale (ossia discesa pesante sotto i minimi precedenti).
Con le carte che possiamo rigirarci tra le mani in questo periodo, scegliere una delle tre ipotesi non è opera così semplice e rassicurante al tempo.
Per il momento, quello che si può affermare è che, vicino, molto vicino, ai 12.621 punti (minimo in chiusura del 9 Marzo 2009 e desumibile su un daily chart, qua non visualizzato, vedete sopra il grafico settimanale del FTSE-Mib) sono venute ad affluire molte proiezioni, ovviamente più recenti, pertanto più topiche, che hanno ora reso quell’area come un punto di confluenza (in gergo, cluster) ad alto “valore attrattivo”.
Fattore per il quale, già venerdì sera scorso, il FTSE-Mib è riuscito a chiudere a 12.740 punti, dopo essere passato, in quella giornata, anche a quota 12.568 (dunque sotto il predetto 12.621).
Da quella falsa violazione (falsa, poiché soltanto intraday), la reazione cui si è assistito in questi quattro giorni.
Reazione che ora potrà trasformarsi anche in qualcosa di più, fino all’ipotetica inversione oppure rimanere confinata nella qualificazione del mero rimbalzo tecnico e, successivamente allora portare alla fase involutiva finale, Il che sarà da leggersi come “violazione ribassista dei minimi precedenti”, con possibili obiettivi anche sotto i 10.000 punti, ipotesi però che giorno dopo giorno si allontana.
Per indicazioni ulteriori occorrerà attendere almeno il test intorno ai 14.350/400 punti, primo livello davvero fondamentale, ma appartenente a una lunga serie.
Il trend, in casi così, va accompagnato e abbandonato al primo fallimento serio.
All’appuntamento con area 14.350/400 in effetti manca ancora parecchio, ma neppure troppo, se la potenza reattiva proseguirà a essere quella che ha caratterizzato le ultime e recenti sedute.
Dai minimi e sinora, è stato percorso circa un 8,5%, il che non è poco, ma questo tipo di reazione è tipica dello “avvertire un livello” (il che tuttavia non può escludere le possibilità di ritoccarlo in seguito).
Basti pensare – come mostra il grafico settimanale qui presente – che tra marzo e maggio del 2009, in 9/10 settimane, fu realizzata un performance del 59% e oltre.
Poi, da lì, il nostro mercato si arenò.
Con l’azione successiva, terminata a ottobre dello stesso anno, mise a segno soltanto un più “contenuto” 35% e tutto si esaurì lì, finendo per essere uno dei pochissimi indici a non riuscire più ad aggiornare i propri massimi negli anni successivi.
Pertanto anche quel violentissimo rialzo di marzo-ottobre 2009 non fu una vera inversione, se si osservasse il tutto in un’ottica più di lungo, partendo per esempio dai massimi del 2007, oltre quota 44.000…
Valerio Peracchi