L’investimento (quasi) perfetto (I parte)

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Tratto dal libro di prossima uscita per Varini Publishing “L’investimento finanziario nelle tue mani” di Lucio Sgarabotto


Esiste l’investimento perfetto? Quello che porta costanti guadagni in qualsiasi condizione di mercato?

No, è la risposta corretta.

Si vedrà però che, con le dovute precauzioni, a questo obiettivo è possibile avvicinarsi.

Le premesse giustificatrici della costruzione di un tale portafoglio sono lunghe, tanto lunghe che anche il lettore più curioso, probabilmente, non arriverebbe in fondo alla lettura.

Si cercherà, pertanto, di venire subito al sodo, concentrandosi sull’operatività vera e propria, vedendo solo brevemente le caratteristiche essenziali che l’asset allocation deve avere e rinviando la spiegazione delle motivazioni delle modalità operative nel prosieguo degli articoli.

Alcune anticipazioni:

–        parleremo di investimento e non di speculazione;

–        vi è differenza tra investimento e risparmio;

–        l’asset allocation verrà costruita privilegiando le indicazioni fornite dalla finanza comportamentale piuttosto che dalla finanza classica.

Per poter essere utilizzabile da chiunque l’asset allocation dev’essere adattabile alle varie esigenze e propensioni al rischio, dev’essere dinamica (cioè facilmente modificabile) per adeguarla alle diverse condizioni dei mercati, dev’essere costruita in modo tale (o con strumenti tali) da non dare sorprese (a risultati positivi del mercato investito devono corrispondere risultati positivi degli strumenti utilizzati).

Ma entriamo subito nel merito: nell’ipotesi che esistano due sole asset class, una rischiosa (mercato azionario) e l’altra poco volatile (mercato obbligazionario) dovremo vedere in base a quali criteri selezionare la percentuale di ciascuna di esse da inserire in portafoglio.

Partiamo con il mercato azionario: ci sono elementi che incidono sulla sua evoluzione e, se esistono, è possibile in qualche modo prevederli?

Alla prima domanda la risposta può essere trovata tramite l’analisi fondamentale: molte sono le notizie che si possono reperire; per limitarci solamente ai dati macro sui mercati azionari possono influire la politica monetaria e quella fiscale, l’inflazione, l’andamento delle valute e delle materie prime, dei tassi d’interesse ecc.

Guardando ai due grafici sottostanti costruiti per i due maggiori mercati mondiali, quello europeo e quello USA, possiamo notare una stretta relazione tra ciclo economico (rappresentato dal PIL) e mercato azionario (indici STOXX 600 per il mercato europeo e S&P 500 per il mercato USA).

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Tali grafici rappresentano le variazioni percentuali annue del PIL e del mercato azionario. Guardando i punti di massimo e minimi relativi è facile notare che, mediamente, la variazione annua del mercato azionario precede di uno o due trimestri quella dell’economia. Poiché tale relazione si mantiene nel tempo è possibile ipotizzare che l’andamento dei mercati azionari sia influenzato non tanto dall’andamento dell’ economia (che segue quella del mercato azionario) quanto piuttosto dalle previsioni sulle variazioni del PIL. In pratica esiste una stretta relazione tra le previsioni a breve termine sull’andamento del PIL e i mercati azionari.

A questo punto possiamo cercare di rispondere alla seconda questione: è possibile sfruttare in qualche modo questa informazione per prevedere le dinamiche dei mercati azionari?

Come farlo lo vedremo nei prossimi articoli

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