29/03/2012 – «Questo l’ha dipinto quand’era all’asilo. Sarà un affare?»

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Van Gogh muore a 37 anni, e come lui Toulouse-Lautrec. Modigliani si ferma a 36, Boccioni a 34, mentre Basquiat e Schiele se ne vanno all’età di 28 anni. Tutti, come molti altri enfants prodige, capaci di incantarci come le farfalle, per il breve tempo d’un battito d’ali. Certo, non è destino comune. Pur senza raggiungere i patriarchi antidiluviani, altri artisti hanno “prodotto” opere per molti decenni: Fattori lascia questo mondo a 83 anni, Monet a 86, Pissarro a 90, Hayez a 91.

Perché ciò dovrebbe esser rilevante, ai fini dell’investimento in Arte? Perché raramente la qualità artistica, l’originalità, la rarità, tutti fattori – assieme ad altri – da cui dipende il valore economico di un’opera, si mantengono inalterati per decenni. «Ho un Enrico Baj!» Grande artista, splendido! Anni ‘50/’60 o anni ’90? Perché nel primo caso parliamo di alcune decine di migliaia di euro, nel secondo di alcune migliaia (senza le decine…)

Sarà quindi così facile? Più un’opera è “datata” e più vale? Ahimè, sarebbe il segreto di Pulcinella… Se acquistiamo un’opera “troppo” giovanile rischiamo di trovarci poco più di uno studio d’accademia; ma può anche darsi che il valore precipiti per opere “tarde”, perché in chiusura di carriera l’artista si è un po’ seduto sugli allori… Parte centrale della carriera, le cosiddette opere “della maturità”? Sì, ma anche in questo caso con distinzioni significative: non si può mai prescindere dalla conoscenza complessiva della produzione di un artista, e qui sta la differenza tra un grande affare ed un grande bidone.

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Un esempio? Giuseppe Capogrossi (1900-1972) negli anni ’30 e ’40 fu un grande pittore figurativo. A partire dal 1950, con grande scandalo della critica, passò all’astrattismo, e divenne uno dei massimi esponenti dell’Informale a livello internazionale, distruggendo e riutilizzando molte sue tele figurative. Ora: non significa granché dire “compro un Capogrossi”. Dimmi QUALE Capogrossi compri, e ti dirò QUANTO spendere.

Quindi, regola numero due: «Voglio un’opera del tal artista. Scelgo questa. Mi piace». Domandati sempre: quando l’ha dipinta? È un suo compito in classe del liceo? È di quando firmò un contratto con quella tivù che gli commissionava 50 opere al giorno? L’ha dipinta in fin di vita, quando i suoi occhi distinguevano solo ombre vaghe?

Morale? Se natura non facit saltus, pretium facit anfractus, eccome – quasi le capriole.

 

Luca Sforzini

Gallerista d’Arte – Consulente – Perizie, stime e valutazioni per assicurazioni & divisioni ereditarie

(+39)-331-4125138 / lucasforziniarte@libero.it / http://www.valutazioniarte.it/

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