La politica, il diritto alla primavera e Chalciuhtlicue dalla sottana di giada

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La politica, il diritto alla primavera e Chalciuhtlicue dalla sottana di giada

«Tous les garçons et les filles de mon âge / Savent bien ce que c’est qu’être heureux»

 Françoise Hardy

C’è un diritto che non compare nei manuali di dritto e nemmeno in quelli di filosofia. E nemmeno nei testi religiosi, se ci pensi bene. Che solitamente prevedono l’estate eterna o a venire. Che solitamente minacciano l’autunno e l’inverno. E che si soffermano non più di un istante sul momento in cui hai la vita in potenza tra le dita e puoi credere di poterla cambiare. Qui ed ora, però. Non nel Regno dei Cieli.

Generalmente nei testi sacri non si parla di una vita reale ma puramente spirituale. In tutte le religioni del mondo c’è un momento di risurrezione. Solo nelle religioni misteriche è un momento di consapevolezza che si rinnova. Così era anche nella cristiana.

Poi venne il credo niceno, e si stabilì la valenza puramente storica della la risurrezione di Cristo, che da quel momento in poi riguardò lui e soltanto lui. Divenne un privilegio e smise di essere un cammino.

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Fu così che iniziarono i grandi pellegrinaggi, per ovviare a questa orribile menomazione. La tesi ariana per cui «c’era un tempo che il Figlio non c’era» non convinse i padri conciliari, che videro nell'”umanizzazione” del Figlio di Dio un indebolimento della dottrina, quando in realtà ne era la vulgata più potente.

Si pensi nella mitologia norrena a Odino che pende per nove giorno dal frassino cosmico, lo Yggdrasill, sacrificando «sé stesso a sé stesso» per conquistare la potenza del mondo. 

La dimensione salvifica della fede in un ordine del mondo. In un fondamento morale la cui accettazione ci illumini l’esistenza. Questa è la resurrezione per chi non voglia irridere al contempo la fede e la ragione.

Nell’Antico Egitto risorgere toccò ad Osiride, nel mito greco risorsero Semele, Pelope, Ippolito, Reso, Protesilao, ma solo per una notte, il tempo di amare per l’ultima volta la sposa Laodamia: una divina burla, come del resto è la vita.

Potrei continuare l’elenco per pagine e pagine. Induismo e buddismo di rinascite ne vedono interminate per ciascuno. Per gli aztechi i guerrieri e le donne morte durante il parto si sarebbero trasformate in colibrì, e il dio serpente piumato Quetzalcoatl uscì vivo dall’ossario dell’Oltretomba aiutato dall’amico e dio dei lampi Xolotl. Davvero si tratta di un’elencazione infinita.

La divinità che prediligo tra le azteche è Chalciuhtlicue dalla sottana di giada, la dea della primavera, in persona. La dea delle acque. È lei la creatrice di tutte le cose. È lei l’artefice della Genesi azteca. Che sia una divinità femminile a partorire il mondo è poi così strano? 

Ma sto divagando. Ho iniziato l’articolo rivendicando il diritto alla primavera. Che rapportato diacronicamente alla vita umana è un diritto precipuo della gioventù.

E come si esercita questo diritto se non con la politica? Come si cambia il mondo in cui viviamo se non con la politica oppure le spade? Qualcuno vuole le spade?

Allora si ridia alla politica il suo significato. Di lotta per pari dritti tra i cittadini. Smarrito in Italia da almeno cinquant’anni.

Io ho avuto questo diritto? No. Lo hanno avuto i miei fratelli maggiori a partire da Berkley fino a che la rivolta generazionale non è diventata in Italia l’aberrazione sinistroide di dementi che gridavano: «Fascista, basco nero, il tuo posto è al cimitero». E picchiavano con le spranghe e i picconi. E i neri si sono messi a sparare. E poi si è sparato prima di parlare.

I contestatori sinistroidi hanno fregato il loro figli. Si sono imborghesiti fino al midollo. Hanno prodotto questa incultura, questa impolitica, questa televisione in cui, come ieri sera, un Cruciani ultimo scapigliato, maudit dall’iban ebbro di denari, sbraitava a giovani precari il suo disinteresse per loro e un Toscani in vena di citazioni riferiva a Machiavelli «l’essenziale è invisibile agli occhi». Da non presentarsi più in pubblico per sempre. Entrambi, cui ho dedicato – e me ne scuso – soverchia attenzione. Ma era per rafforzare con esempi concreti il degrado. Per dare immagini e non solo parole.

Dunque, miei lettori, e spero a breve miei compagni di partito, il mio, il nostro movimento è qui per ridare una primavera ai giovani italiani. A dispetto dell’idiozia dei padri. Me compreso.

Un abbraccio.

Edoardo Varini

(14/02/2017)

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