«Quando è troppo è troppo» dice la premier britannica. Ma è da tempo troppo. La battaglia intentata è culturale: si inizi quella, con la determinazione di un assalto

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«Quando è troppo è troppo» dice la premier britannica. Ma è da tempo troppo. La battaglia intentata è culturale: si inizi quella, con la determinazione di un assalto

«Enough is enough», «Quando è troppo è troppo», dice la premier britannica Theresa May il giorno dopo l’attacco terroristico al London Bridge: un pullmino bianco piomba ad 80 chilometri orari sulla folla e prosegue fino alla fine del ponte, dove tre terroristi scendono e si mettono ad accoltellare passanti. Provano a sgozzarli, come hanno visto fare nei filmati dell’Isis ma non riescono. Riescono a ferirli a morte.

Risalgono e proseguono a velocità sostenuta fino alla zona del Borough Market, uno dei più grandi mercati alimentari del mondo. Ed anche lì i tre scendono e tentano di macellare altri passanti, come fossero da vendere l’indomani su un banco per cannibali. 

Sette morti e 36 feriti in condizioni critiche, a nemmeno una settimana di distanza dai 22 morti e 120 feriti di Manchester.

«Enough is enough», dice Teresa May, ma a dire questa frase dovrebbero essere i cittadini inglesi, i cittadini di tutte le nazioni colpite dal terrorismo.

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Tutto quello che la polizia poteva fare ha fatto, e questi sono i risultati. Troppi morti c’erano già stati per non pensare che già il livello di allerta del controterrorismo fosse massimo. Evidentemente il mostro lo devi prendere prima che esca per strada, lo devi prendere prima che diventi un mostro.

L’idea è che se non sei islamico sei una bestia, ma di più, che sei una bestia che non merita di vivere.

Di questa idea si fanno profeti giovani che hanno perduto qualunque barlume di senso della realtà, della vita e del sacro.

Sono stati indottrinati con una facilità disarmante. È questa facilità che non deve esistere più. I luoghi dell’indottrinamento sono circoscrivibili, gli indottrinatori pure: si impedisca loro di parlare. La democrazia deve rinunciare all’idea che la libertà di pensiero e di espressione siano assolute. Se pensi che la tua religione ti conceda una beata immortalità con l’omicidio io, Stato, devo impedirti non solo l’atto che ne consegue ma il suo semplice concepimento.

È un lavoro culturale. Che dev’essere condotto con la stessa determinazione di un assalto.

A presto. 

Edoardo Varini

(05/06/2017)

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