Il messaggio più autenticamente politico e profondamente eversivo che esista: stimatevi
«In tempi che ci piace immaginare civili, bruciavano le biblioteche o le streghe, usavano il Partenone come deposito di esplosivi, schiacciavano vite come mosche nella follia di guerre, e spazzavano via popoli interi per farsi un po’ di spazio. Erano spesso persone che adoravano la profondità. La superficie è tutto, e in essa è scritto il senso. Meglio: in essa siamo capaci di tracciare un senso».
Alessandro Baricco, Il nuovo Barnum
Avete letto, suppongo piuttosto velocemente, come oggi si è soliti fare, un frammento dell’ultimo libro di Baricco, un frammento che se lo capisci ti schiude le porte di quanto finora non avevi capito: la fiducia in se stessi, che è poi il presupposto necessario della capacità e della volontà di fare, della reale facoltà di autodeterminarsi un futuro, ha il suo tratto distintivo, il suo suggello, nell’attribuzione di un significato alle cose. La composizione, dunque, la giustapposizione, e non lo scavo.
Per quanto vi allunghino il brodo, tutte le misteriosofie e gli insegnamenti iniziatici del mondo vi conducono a questo: ad abbandonare un determinato sistema simbolico, qualunque esso sia, per fare del mondo intero una baudelairiana «foresta di simboli». Ed è una foresta dove non ti puoi perdere perché sei tu a tracciare il cammino che ti riporta a casa o dove vuoi andare, e ti basta uno sguardo.
Che altro è, del resto, un maestro se non un discepolo cui si è di colpo resa incontrovertibilmente visibile l’assurdità di credersi tale?
La superficie non è il non senso. È la possibilità di un senso diffuso ma non meno univoco che nasce dal veloce reperimento di brandelli di signficante tra le cose, come avrebbe scritto Foucault, dove le cose non sono altro che il mondo. Sto esponendo concetti astratti? No, più concretamente, più fattivamente non potrei parlare.
Venendo alla politica – perché la filosofia, se non la si declina politicamente, è inservibile a migliorare il mondo – significa che devi tracciare dei nessi semantici tra tecnicismi e spiritualità, tra sapere scientifico ed umanistico, tra pragmatismo ed idealismo, ininterrottamente, per delineare ogni volta la migliore delle soluzioni possibili.
È del tutto evidente che se ti accingi a comporre dei pezzi di un puzzle un piano su cui farlo lo devi avere. Questo piano è la tua identità, che si compone essenzialmente di due cose: la tua cultura e la tua morale, ove per morale si intenda il non venire mai meno ai propri principi, assumendo la bontà sociale degli stessi.
Oggi l’Italia è quotidianamente turlupinata da diffusione di dati inverosimili. Mi riferisco anche e primariamente alla storia della ripresa italiana, alla crescita del Pil, che è una favoletta che non significa nulla. Non lo penso solo io. Il vicepresidente della Commissione europea, il finlandese Jyrki Katainen, non più tardi di ieri ha detto che «I conti italiani non dicono la verità».
Non mi dilungo. Guardate gli stipendi medi, le tipologie contrattuali, il costo degli affitti, il costo della vita – ma quello reale non quello Istat – intendo dire, guardate quanto mensilmente vi esce dal portafoglio, e potete trarre le mie stesse conclusioni da soli.
Queste righe odierne per dirvi che cosa? Che se volete una reale ripresa del Paese in cui vivete dovete ritrovare la fiducia in voi stessi. Vi hanno insegnato a non credere più ai vostri occhi ed alla capacità demiurgica delle vostre mani. Sono stati i cattivi maestri. Che sono tutti i maestri ogni volta che andiamo a cercare la salvezza in altri da noi.
Queste righe odierne per darvi il messaggio più autenticamente politico e profondamente eversivo che esista: stimatevi.
A presto.
Edoardo Varini
(15/10/2017)