Il voto postale austriaco: ma guarda! Questa volta non ha premiato la destra!

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Il voto postale austriaco: ma guarda! Questa volta non ha premiato  il centrodestra!

Alexander Van der Bellen, 72enne ex professore universitario, è da oggi il nuovo presidente austriaco, con il 50,3% di voti. A poco più di 31.000 voti lo sconfitto, Norbert Hofler, il candidato del Partito delle Libertà.

Se il verde Alexander ha vinto è stato per il voto postale, per gli 800.000 che hanno votato per corrispondenza, pari al 14% degli aventi diritto. Tra cui gli austriaci all’estero e quelli che il giorno del voto non si trovavano nel comune di residenza.

Il voto postale è un po’ meno segreto e un po’ più manipolabile del voto alle urne, voi capite, ma sicuramente in questo caso tutto si è svolto correttamente, ed anche il fatto che in passato il voto per corrispondenza ha sempre premiato il centrodestra non può e non deve significare nulla. Soprattutto non deve.

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Perché questo dev’essere il trionfo della civiltà sulla barbarie della destra ultranazionalista, una vittoria dei lumi della ragione sull’oscurità dei populismi timorosi del multiculturalismo dovuto ai migranti del Medio Oriente.

Vedete che fioccano le felicitazioni, in prima fila Gentiloni e Mattarella, il nostro Presidente, che è corso a scrivere al suo omologo: «Sarò particolarmente lieto di poter collaborare con lei per il bene comune dei nostri due Paesi e del nostro Continente, certo che anche in futuro Austria e Italia continueranno a rappresentare un modello di progressiva integrazione nel segno del comune disegno europeo».

Ora, trovare il comune disegno europeo sull’integrazione non è esercizio tra i più agevoli, ma i partiti tradizionali, a tutte le latitudini, quando rischiano di perdere il controllo si mobilitano sotto il vessillo delle dodici stelle dorate disposte in cerchio su campo blu.

Dunque affluenza record (72,7% il dato austriaco) e compattazione sul candidato “civile”. Alla destra sono andate le zone rurali, mentre Van Der Bellen ha conquistato in 8 capoluoghi regionali su 9, raggiungendo il 60% dei voti a Vienna.

Il Paese è spaccato in due. Nel 2018, ma forse già nella prossima primavera, verrà rinnovato il Parlamento, e forse questa volta non ci sarà voto postale che tenga.

A presto. 

Edoardo Varini

(24/05/2016)

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