Lebensraum
Coraggio, tenacia, idealismo, fermezza, pietà: 82 anni sul piatto della morte, che mai è stata tanto prossima a passare all’incasso. Le sue mani, se arriverà a raccoglierlo, non saranno più scheletriche di quelle di Marco, al settimo giorno di sciopero della sete e della fame. Marco che non alzerà nemmeno un dito, per fermarla, a meno che altre mani non salvino la vita di altri uomini.
Dei carcerati in attesa di giudizio negli istituti di pena italiani: stiamo parlando di 27.600 uomini. Di questi, 13.800 non hanno ancora avuto il primo verdetto. Su Rai Uno si celebra la Costituzione con uno dei personaggi più simpaticamente sanfedisti del paese; nella tragedia carceraria quotidiana la Costituzione la si fa a brandelli.
Dall’Articolo 27: «L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato». Nelle nostre carceri lo spazio a disposizione di ogni detenuto non è quello minimo di 7 metri previsto dal Comitato europeo della prevenzione della tortura, è di 4: lo stesso di un pitone. Uomini, come me e come voi, ridotti a serpenti crocifissi.
In alchimia si parlerebbe di “fissazione del volatile”, nella realtà italiana odierna si deve parlare di tortura. A Rebibbia, se sei un po’ più sfortunato degli altri, potrebbe succederti di vivere in 2,7 metri quadri, ed è quando la parola “vivere” equivale a “respirare”, perché altro non puoi fare. La corte europea dei diritti umani ha già condannato l’Italia, ma non importa granché ai nostri politici.
Nei giorni scorsi alcuni di loro si sono recati in visita da Marco per attestargli la propria stima. Tra questi Bersani, cui Marco ha risposto senza titubanza alcuna: «Ciao grazie, Ponzietto Pilato, con le carceri di Cesare contro le catacombe di Pietro e della sua Chiesa». Tra questi Fini, che ha avuto in risposta un: «Comprendo la pena – meritata – di coloro che la seguono». Qualche altro notabile della nazione vuol farsi avanti? Marco è lì, che aspetta.
Arriva il ministro della Giustizia Severino, che chiede di essere ricevuta ed ottiene un diniego. Troppa stanchezza, forse. E il ministro lascia una lettera in cui dichiara di essere pronta a far di tutto per far approvare il ddl sulle misure alternative al carcere che, malauguratamente aggiunge, riguarda 254 persone. Sono decine di migliaia, per Dio! Ma di che parla? Ma perché è venuta? Per dire poi: «Non guardatemi male, ci ho provato!»?
Marco alle 17 ha lasciato la clinica. «Tale decisione, che aumenta considerevolmente i rischi e riduce ulteriormente i margini per un intervento medico utile, espone anche il collegio medico a problematiche giuridiche e deontologiche assolutamente rilevanti», commentano i medici.
Sul Web c’è un video di Marco di tre ore fa. Una lezione d’amore e civiltà incomparabile. Non ci provate a confrontarvi con questo, Ponzietti Pilati. È troppo in là. Per uno così lo spazio vitale, il lebensraum, come dicevano i geopolitici tedeschi del nazismo, è almeno quello di un leone.
A presto.
Edoardo Varini
(18/12/12)