Per fare come Obama

alt

Per fare come Obama

«Bene governo su insegnanti. Adesso lavoro: dati Istat devastanti. Oggi bozza Jobs act per dibattito aperto. Pd decide 16 gennaio.» Così il neosegretario del Pd Matteo Renzi in un tweet di ieri, perché oggi fa tanto up to date scrivere come se si avesse un branco di licaoni al culo. Perdonatemi ma obiettivamente dire “al sedere” non sarebbe stata la stessa cosa. Un po’ come «Matt da ligà» e «Pazzo da catene»: non c’è confronto. 

Che poi si chiama “Jobs Act” per «Fare come Obama», che uno più del provinciale di così non se lo potrebbe dare. Fretta e provincialismo sono divenute due cose di cui vantarsi. 

E se hai fretta non è che ti puoi concedere il tempo di redigere una cosa proprio ben fatta, per cui: «Si tratta ancora di un sommario, con le prime azioni concrete formulate con i ragazzi della segreteria. Nella prossima settimana lo arricchiremo…». «Con i ragazzi», questo è importante. «Arricchiremo… diventerà un vero documento tecnico entro allora.» La bozza è buona, le idee sono buone, in particolare apprezzo l’assegno universale per chi perde il posto e la riduzione delle forme di rapporti di lavoro, come anche la riduzione dell’Irap per le aziende…

Nondimeno vorrei avanzare una proposta: ma perché non ci riserviamo di parlarne a tempo debito? Perché non la smettiamo di anticipare chiacchiere e ritardare fatti. Perché dobbiamo correre a fare un altro tweet? Lo dico a Matteo, cui voglio bene, e lo dico a tutti gli altri politici che pensano che qualunque messaggio sia piegabile al medium: non è così.

alt

Le tragedie non puoi comunicarle col ritmo sincopato di una conga perché diventa un’irrisione della sofferenza altrui. Lo facciamo un bel tweet dei «dati istat devastanti»? «-57 mila posti di lavoro in un mese, 3.254.000 disocupati, il peggiore di sempre». Dal 1977 scrivono i giornali, ma solo perché prima non lo misuravano così e i dati sono inconfrontabili. In realtà è il peggiore di sempre. «Disoccupazione giovanile al 41,6%, -9,1 punti di Pil dal 2007».

Forse non basta l’entusiasmo dei “ragazzi della segreteria”. Forse è ora di piantarla di fingere di sapere esattamente cosa fare. Forse se la si smettesse di twittare dichiarazioni di intenti si potrebbero dedicare preziosi minuti in più alla loro attuazione.

Angelino Alfano, tweeting: «Dopo i dati Istat su disoccupazione dobbiamo ancora parlare di matrimoni gay, legalizzare la cannabis e frontiere aperte immigrati? No, prima c’è il lavoro!». Ok, ora inizia. 

A presto. 

Edoardo Varini

(9/1/2014)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.