Sì, certo che ce la faremo

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di Carlo Daveri

Sì, certo che ce la faremo. O meglio, c’è tanta parte di Italia che ha voglia di farcela, e quindi ce la farà. Ma i passaggi obbligati sono tanti, a partire da uno fondamentale, che si chiama istruzione.

Il fondamento della famiglia italiana non dovrebbe essere la casa, come sostengono in tantissimi, ma l’investimento sull’istruzione dei propri figli (che poi si compreranno la casa in autonomia, grazie al lavoro remunerativo che gli abbiamo regalato attraverso un’istruzione adeguata!).

Scuola e famiglia sono la base dalla quale si deve partire. E se queste fondamenta non sono solide non possono reggere quello che ci si costruisce sopra.

A scuola troviamo amicizie, rapporti, scontri, mentre in famiglia troviamo sicurezza, affetto,valori ed esperienze di vita tramandate. Tutto questo, insieme, forma delle persone che dovranno affrontare il mondo e magari migliorarlo. E credo che sia questo uno dei punti chiave: chi ha voglia di migliorare? Impegnandosi, rispettando gli altri, avendo cura delle cose.

Ma non ce la si fa da soli. Bisogna lottare contro l’individualismo e unirsi di più. Lavorando insieme si producono risultati migliori per tutti. Impresa, politica e cittadini: tutti dobbiamo imparare a rispettarci e collaborare. Oggi il paese è basato su un individualismo eccessivo, che si riflette negativamente su economia, politica e vita sociale. I giustamente criticati insulti via twitter non sono dovuti alla rete in quanto ente autonomo. La rete siamo noi, e chi insulta in rete non penso che nella vita reale possa essere molto diverso. Imparare a rispettarsi e a discutere civilmente anche nelle inevitabili diversità sarebbe un passaggio determinante per rivitalizzare il nostro paese.

Sulle imprese invece credo sia necessario varare una legge che spinga le PMI ad integrarsi per essere più competitivi a livello internazionale. È necessario riformare il lavoro, perché sia più flessibile ed abbia un carico fiscale inferiore. Maggiore flessibilità e minori tasse porterebbero le aziende ad assumere di più. In alcuni casi a tempo determinato. Ma diciamoci la verità, è meglio avere più occupazione (anche se a tempo) che più disoccupazione con tutti i risvolti sociali del caso.

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La politica dovrebbe iniziare ad essere un esempio positivo per tutti noi. Una guida sicura a cui affidarsi per sviluppare le nostre attività. La politica deve essere di supporto all’impresa e ai cittadini, e non di ostacolo come adesso. Vorrei una politica che impari a lavorare compatta intorno al governo, con un’opposizione che controlli in modo costruttivo l’operato dell’esecutivo. Finirla con la sterile lotta per le poltrone e lavorare per il paese.

Il cambio della legge elettorale e dei poteri del premier saranno passaggi essenziali per realizzare un cambio di rotta. Fondamentale è il passaggio ad una Repubblica presidenziale (lascio agli esperti valutare se con il doppio turno alla francese o con altre formule) dove dopo il voto si possa governare senza troppi tira e molla.

Ma non possiamo parlare di tutto questo senza parlare soprattutto di merito e ricambio generazionale. Non sono concetti astratti, vanno applicati alla politica, alle istituzioni e all’impresa. E qui torno a parlare di istruzione, fondamentale nel fare in modo che il ricambio non sia dovuto, ma necessario per dare una nuova spinta, fatta di competenze ed etica, adatte a riformare un intero sistema.

Il mondo si sta sviluppando rapidamente, e solo dando spazio a giovani capaci si può pensare di tenere il passo dello sviluppo. Imparare a guardare avanti con la determinazione di chi è certo di riuscire a migliorare e non con la rassegnazione di chi sa già di avere perso. Il nostro è un paese pieno di creatività che va sostenuta, dall’impresa e dalla politica. Difendere ed aiutare lo sviluppo del Made in Italy non è solo possibile, ma necessario per avviare una ripresa che è nella volontà della maggioranza dei cittadini.

Lasciamo emergere i giovani talenti che popolano il nostro paese. Da genitori, insegniamo ai nostri figli a rialzarsi quando cadono, non tiriamoli su noi. Iniziamo a dare l’esempio tutti i giorni di cosa vuol dire impegnarsi, facciamo che l’onestà, la correttezza e il rispetto reciproco siano un sigillo di garanzia del nostro essere. Sembra una preghiera, in effetti lo è…

@carlo_daveri

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