Il Pil torna negativo: ma con che faccia dite «a sorpresa»?

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Il Pil torna negativo: ma con che faccia dite «a sorpresa»? 

Conosco tanti economisti e non mi risulta che si aspettassero un dato del Pil del primo trimestre positivo. Conosco tanti imprenditori, tanti analisti finanziari, tanti manager, e nessuno è venuto a raccontarmi nei mesi passati che la ripresa era in vista. Lo raccontava il governo. Lo raccontavano i giornali, quegli stessi giornali che oggi ci dicono che questo dato (-0,1%) è “a sorpresa”. Mentivano allora, mentono oggi.

Bastava camminare per le strade e vedere i negozi deserti, bastava contare gli amici che quel che si potevano permettere non se lo permettono più, bastava avere occhi e orecchie e cuore per accorgersi dello stillicidio di imprese fallite, di capannoni chiusi, di insegne spente, di gente a casa a fare i prigionieri in appartamenti impropriamente detti “di proprietà” fingendo che nulla è successo e che ora sono anche felici di avere un po’ più tempo libero.

Ma chi ci ha ridotti così? Così servi? Così incapaci finanche di dire, di rappresentare il proprio dolore?

Un dolore sempre più sordo e che tuttavia non ha rappresentanza, né politica né culturale. Durante il fascismo se la raccontavano con il cinema dei telefoni bianchi, oggi ce la raccontiamo con le vacanze di Natale, l’intimismo ostentato di coppia, il minimalismo del proprio orticello, le grandi bellezze di un decadentismo stolto che dire sanfedista è dir poco, e tanto frastuono. Tante chiappe al vento. Esattamente come in 1984 di Orwell: «Non mancava un’intera sottosezione (Pornosez, in neolingua) impegnata nella produzione di materiale pornografico della specie più infima, che veniva spedito in pacchi sigillati, inaccessibile – eccezion fatta per quelli che ci lavoravano – ai membri del Partito». Il Partito, che monitorava ogni cosa, tutelava la privacy solo della sessualità, se sessualità si può chiamare un porcaio.

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Va detto che c’è una resistenza ed è una resistenza di giovani. Come sempre sono le resistenze. Ma non hanno una lira. E non ho scritto volutamente “un euro”. E senza una lira dove possono andare? Che cosa possono fare? La cosa più colta che ho visto in questi ultimi anni è stato uno spettacolo di improvvisazione in un bar, fatto da quattro ragazzi che non avevano nulla da invidiare a Queneau. Ogni tanto vedono un teatro in disuso. Ne chiedono l’utilizzo. Glielo negano.

Mi conforta non poco sapere che oggi, nell’Era della simulazione e della volgarità, ci sono ventenni che passano le serate facendo “esercizi di stile”, sebbene con un lessico abbassato al livello del pubblico. Che è quello che è. Che è quello che si ritrovano. Che siamo noi disastrati adulti dagli armadi pieni di scheletri e maschere. E che vendiamo da sempre, anche ai nostri figli, la vigliaccheria come saggezza. 

Ma qualcuno fra loro non ce l’ha comprata. L’ha scartato il nostro bel regalo avvelenato ed ha visto tutto il marcio che conteneva. Ce l’ha gentilmente riconsegnato, con uno di quei gesti dall’irremovibilità cortese che non capisci perché ma ti commuove. Devo dire che questo tipo di giovani sono forse le persone che mi interessa più frequentare.

Tornando all’economia: per il Pil italiano la previsione governativa per il primo trimestre era +0,8%, che guarda un po’ è invece il dato della Germania. La Francia è al palo, la Spagna +0,4, ma uno 0,4 che non vale niente, perché si è premiata una riforma del lavoro che non ha premiato il lavoro. Ci sono più disoccupati di prima. Sulla fiducia. Come la fiducia che l’Europa ha deciso di accordare a Renzi. Finché dura, finché farà comodo, finché il cadavere della donzella turrita non puzzerà troppo.

Forse la Francia capirà che non tornerà dalla guerra con lo scudo tedesco ma sopra: esanime Marianne troppo vanitosa.

Ieri Milano è stata la Borsa peggiore di tutte, -3,61%, lo spread è salito di 26 punti, a quota 180. Ci si è accorti che è tutta una montatura la ripresa. Ma chi se ne è accorto ieri? Io? Voi? Noi lo sapevamo già. Non pensate che qualcuno ieri, ed oggi, ci abbia bellamente, impunemente, raggirato?

Impunemente raggirato. Vorrei ripeterlo.

A presto

Edoardo Varini

(16/05/2014)

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