La democrazia ristretta per censo ed i parlamentari con il debito da ripianare: oppure il pensiero. Vedete voi

Dicono di amare la storia e cantano La Storia di De Gregori. Ma lo faccio anch’io, che non avevo nemmeno vent’anni quando uscì. L’album era Scacchi e tarocchi. Ci sono cresciuto, cantandole. Quella che mi è sempre venuta meglio è Pezzi di vetro, accompagnata con la chitarra.

Sento dire molti amici di sinistra che hanno sempre votato da quella parte e continueranno sempre a farlo. Solo che poi votano Pd, che notoriamente non è di sinistra.

Ragazzi, non è che essere di sinistra è solo e sempre simulare il francescanesimo con la villa a Capalbio, eddai! Prendete per esempio il fatto che oggidì per candidarsi è necessario sborsare decine e decine di migliaia di euro, il che significa che si ritorna al suffragio elettorale ristretto per censo, tipico dello Stato liberale ottocentesco: avete sentito levarsi una voce?

Quand’ero bambino una cosa così avrebbe fatto scoppiare una rivoluzione, adesso è passata sotto silenzio come nulla fosse: una vergogna.

 

Anche perché la situazione è molto peggiore di quella liberal-ottocentesca: quelli erano ricchi veri, questi per candidarsi si indebitano fino al collo e allora ditemi, secondo voi, potranno mai far cadere un governo?

Lo dico anche nel testo che ho dedicato al ritorno dell’ideologia, marchiato Patria Italiana, il movimento politico che ho fondato.

Lo ammetto, ci stavo cascando anch’io nel fare il 104esimo simbolo elettorale. Ma per grazia divina mi sono fermato in tempo. Tempo e denaro a costruire un carrozzone che procede a slogan ed a promesse contrarie ad ogni buon senso.

No, lasciatemi fare. Io penso. E poi scrivo. E questo è già politica. E questo è il cuore della  politica che voglio fare, insieme a voi.

Ora si vota tanto per votare,  o per appartenenza, o per un fatto estetico. Ragazzi: un tempo si votava per cambiare il Paese.

Domanda: esiste oggi un voto per cambiare il Paese, col verdiniano papocchione governativo sullo sfondo? Siate sinceri. Ma con voi stessi, non con me.

A presto.

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