La rettorica del perseguir gli opposti

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La rettorica del perseguir gli opposti

Ma era così semplice: «Il risanamento finanziario e la crescita devono andare di pari passo: entrambi devono essere perseguiti». Ma non vi viene da pensare: «E allora? E allora tutti questi patimenti e affanni e struggimenti e strazi, per che cosa?». Tant’è.

Così ieri i leader europei hanno convenuto durante la videoconferenza in preparazione del G8 di Camp David. Resta da chiedersi perché solo ora si sostenga che capra e cavoli possono essere salvati. Che esiste una soluzione logica al problema. Ma sarà vero? Vediamo un po’. Poniamo che il lupo sia il rigore ed i cavoli la crescita. A questo punto quel che conta, il fattore dirimente e decisivo, è l’identità del barcaiolo.

Eh, sì, perché il gioco logico trova soluzione soltanto se in sua presenza il rigore (cioè il lupo) non mangia la crescita (vale a dire la capra). Perché se mentre il barcaiolo scarica la capra il lupo da traghettare sull’altra sponda, anziché salirsene buono buono sulla barca, s’avventa sulla capra e la sbrana, il gioco è finito. A dire il vero Il Presidente della comissione europea una risposta al problema l’avrebbe anche data. Il barcaiolo non è Monti né Hollande né Cameron e non è nemmeno la Merkel: il barcaiolo sono le regole.

«Le norme permettono di adattarsi alle circostanze pur restando fermamente concentrati sul mantenimento di finanze pubbliche sane»: eccola qui, nella più recente dichiarazione di José Manuel Durão Barroso da Lisbona la garanzia che il rigore non sbranerà la crescita.

Ma di che norme sta parlando? Proviamo a indovinare? Forse del fatto che alla Banca Centrale Europea sia consentito abbassare i tassi favorendo così quella riduzione del costo del denaro che anche i sassi sanno essere indispensabile presupposto della crescita? L’ha ricordato ieri il portavoce del Fondo Monetario Internazionale David Hawley, rassicurando anche gli investitori, per soprammercato, sulla solidità delle 26 banche italiane declassate da Moody’s appena qualche giorno fa.

Ma allora, a chi dobbiamo credere? Le banche italiane «sono particolarmente vulnerabili alle condizioni operative avverse, che causeranno probabilmente un ulteriore deterioramento della qualità degli asset» (Moody’s) oppure «Hanno base retail ampia e stabile, limitata esposizione ad asset rischiosi e resistenza sostenuta da supervisione e regolamentazione degli istituti?» (Hawley). Tertium non datur, o è vera una proposizione, oppure l’altra.

La soluzione, forse, la terza via possibile, ciò che davvero sostanzia e ispira le parole di Barroso, Merkel, Monti, Cameron e chi altri governanti vogliate è l’illusione della rettorica, sì, con due t,  all’antica, come nel titolo della tesi del giovane goriziano Carlo Michelstaedter, La persuasione e la rettorica.

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La tesi venne ultimata il 16 ottobre del 1910. Nelle sue pagine è scritto che la rettorica nasce come unica dimensione possibile del vivere sociale, dal momento che la vera persuasione del vivere è irrimediabilmente individuale. «Si sono fatti forza della loro debolezza, poiché su questa comune debolezza speculando hanno creato una sicurezza fatta di reciproca convenzione. È il regno della rettorica».

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Andò che per scrivere queste cose Carlo trascurò la madre, proprio nei giorni antecedenti il di lei compleanno, il 17 ottobre. Ed Emma se ne risentì. E alla vigilia ne rimproverò il figlio, che non le consegnò mai il piccolo quadro a olio che le aveva dipinto, quello con il chiarore di un raggio frammezzo a nubi scure e sul retro la dedica «E sotto avverso ciel / luce più chiara». Preferì andare dalla sua amata, Argia Cassini, ad ascoltarla suonare per l’ultima volta la Settima sinfonia di Beethoven. E il giorno dopo uccidersi.

Le cose ch’io vidi nel fondo del mare,
i baratri oscuri, le luci lontane
e grovigli d’alghe, e creature strane,
Senia, a te sola lo voglio narrare.


Da A Senia, dedicata alla pianista, morta ad Auschwitz nel 1944. 

A presto.

Edoardo Varini

(18/05/2012)

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