«Ultimo viene il corvo» e la morale dopo

«Ultimo viene il corvo» e la morale dopo

Pontenure è un paese in provincia di Piacenza. Fa 6.000 anime: una di queste è divenuta nell’ottobre del 2009 presidente dell’Istituto per le Opere di Religione, lo IOR. Quest’anima, da ieri, se il l’Oltretevere è più prossimo al Paradiso del resto del mondo in cui er Vangelo, fratel caro, / tra un diluvio de smorfie e bbell’inchini, / è un libbro da dà a ppeso ar zalumaro, per dirla col Belli – sdrucciola già sul declivio del Purgatorio, che prima d’essere un sostantivo, il nome di un luogo, fu un attributo del fuoco purificatore dell’Oltretomba.

Romano Canavese è un paese in provincia di Torino che di anime ne fa la metà. Una di queste è diventata nel giugno 2006 Segretario di Stato della Santa Sede e nell’aprile del 2007 Camerlengo di Santa Romana Chiesa, il che vuol dire che con sede apostolica vacante – ovvero tra la morte del pontefice e l’elezione del suo successore – governerebbe lui. Non è cosa da poco, ammettiamolo.

Ma già ora i suoi poteri sono molti, è in buona sostanza il Primo ministro della Città del Vaticano. È uno che può, per esempio, sfiduciare il Presidente dello IOR ancora prima che lo faccia l’organo competente, il Consiglio di sovrintendenza, che ha rilasciato ieri questo comunicato:

« I membri del Consiglio sono rattristati per gli avvenimenti che hanno condotto al voto di sfiducia, ma considerano che quest’azione sia importante per mantenere la vitalità dell’Istituto. Il Consiglio adesso guarda avanti, al processo di ricerca di un nuovo ed eccellente Presidente, che aiuterà l’Istituto a ripristinare efficaci ed ampie relazioni fra l’Istituto e la comunità finanziaria, basate sul mutuo rispetto di standard bancari internazionalmente accettati».

Dobbiamo dunque credere che il motivo della sfiducia sia questo, vale a dire che fosse Ettore Gotti Tedeschi, l’anima piacentina, ad osteggiare la trasparenza dell’Istituto, ed in particolare l’applicazione di quelle norme antiriciclaggio entrate in vigore a fine 2010 con l’accordo monetario tra Vaticano ed Unione Europea (17 dicembre 2009).

Quelle norme divennero legge vaticana CXXVII il 1° aprile 2011. Oltre ad esse, volute “motu proprio” da Benedetto XVI, venne decisa l’istituzione di un organismo di controllo, l’AIF (Autorità di Informazione Finanziaria) cui fu messo a capo il cardinale Attilio Nicora. Il 25 gennaio di quest’anno arriva «per urgente necessità» il decreto CLIX a modificare quella legge. Come? Secondo lo stesso Nicora, in maniera che «sebbene erroneamente, potrebbe essere vista all’esterno come un passo indietro rispetto al cammino fin qui percorso».

Facciamolo anche noi allora, un passo indietro, ed andiamo all’ormai famoso parere richiesto dal cardinal Bertone – l’anima torinese – al professor Giuseppe Della Torre, presidente del Tribunale vaticano, intitolato Efficacia nel tempo delle disposizioni normative della legge dello Stato della Città del Vaticano n. CXXVII/2010. Leggiamo:

«Il tema che si sta qui affrontando comporta il seguente interrogativo: se i soggetti obbligati alla comunicazione delle informazioni all’AIF debbano rispondere alle richieste di questa relativamente ai rapporti e alle operazioni condotte prima dell’entrata in vigore della legge n. CXXVII o se, invece, i suddetti obblighi riguardino solo i rapporti e le operazioni eseguite dopo l’entrata in vigore della stessa».

Insomma, la domanda è: l’applicazione della legge antiriciclaggio è retroattiva o no? Secondo voi quale sarà la risposta? A me viene un po’ da ridere. Ma mi trattengo, sennò non riesco a leggere la risposta, che è questa:

«Sulla base di un sistema di fonti del diritto come sopra descritto, al di là di ogni ragionevole dubbio, si può affermare che il sistema legale dello Stato della Città del Vaticano proibisce leggi con effetti retroattivi: dopotutto tale principio…». “Dopotutto”, esatto, fors’anche dopo la morale. 

A presto. 

Edoardo Varini

(25/05/2012)

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