Spine d’agave e coltelli d’ossidiana

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Spine d’agave e coltelli d’ossidiana

Nella foto che mi è venuta dai tavolini dello Skipper Beach Club di Castiglione della Pescaia assomiglio più al colonnello Kurtz di Apocalypse Now che a un villeggiante. Me ne rendo conto. Sarà forse perché anch’io, come Kurtz, ho letto e compreso il “cuore di tenebra” del Ramo d’oro di Frazer, assai più cupo e profondo di quello di Conrad, o sarà forse che in questo insolito personaggio dell’«unico film surrealista da 30 milioni di dollari» – come ebbe a definirlo il suo autore – Francis Ford Coppola – intravedo la più grande delle intuizioni: quella che attribuire senso alle coincidenze sia attribuire senso all’intero creato. La porta sull’altrove di Breton non è stata altro che questo, la “casualità oggettiva”, ovverosia quella casualità che tende, inesorabilmente, ad essere spiegata.

L’edicola sul lungomare, qui di fronte, riporta la locandina del “Vernacoliere”: “Truffe al mare – ‘Nei ristoranti gatti fradici ai fiorentini, spacciati per pesci tropicali – E ai pisani l’acqua con gasse di scuregge’”. Ragazzi, io così in alto non ci arrivo, e non ci sarebbe arrivato nemmeno il colonnello Kurtz. Guardare la terra, mangiarla, per paura del lucore del cielo, del sole, è forse il passo finale della metafisica, che mi sarà sempre precluso. Lo so. Forse per questo vengo qui, per vedere e respirare le cose, e contare gli ombrelloni bianchi e blu come un astronomo azteco le stelle del firmamento, per mettere nel mio tempio la ”Piedra del Sol”, con al centro Tonatiuh, il Quinto sole, quello d’adesso, quello dell’Apocalypse Now, per l’appunto, il grande Dio appena uscito dal coiffeur dal coltello sacrificale d’ossidiana.

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Surrealismo puro, lo dicevamo. Come quello del nostro premier, che ormai chiama tutto ciò che depone a sfavore delle sue mosse “disgrazia”, quasi che fossero parte di un rituale di “magia di contatto”, per dirla col già citato Frazer: poiché rigore e benessere furono un tempo congiunti, ecco che riproducendo rigore si riprodurrà benessere. Siamo alla deriva mitica. E mai parlerei di deriva con riferimento al mito se non fosse che stiamo dicendo di qualcuno che tutto deve fare tranne guardare le stelle. Deve pensare, anzitutto, al pane dei suoi connazionali.

Ora, se Moody’s ha declassato il Bel Paese di due gradini, da A3 a Baa2 e per di più mantenendo outlook negativo, non è perché è ingrata, e importa anche poco che le riforme siano un toccasana del bilancio, è che questo paese da qui a dieci anni non lo vedi. Perché queste riforme sono insostenibili e magari saranno anche lungimiranti, come il governo seguita a ripetere, ma tanto da risultare cieche.

Gli antichi aztechi con il coltello d’ossidiana di Tonatiuh si salassavano braccia, orecchie, labbra, carne. Intingevano nel sangue spine d’agave e le offrivano alla divinità. Ma non servì a nulla quando arrivarono i conquistadores, venuti, come scrisse il loro cronista Bernal Díaz del Castillo: «Per servire Dio, il Re e anche per diventare ricchi».

A presto. 

Edoardo Varini

(16/07/2012)

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