Osservatorio finanziario n. 18

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di Stefano Masa ideatore e titolare di QuantInvest®

«Cuore di coniglio, gambe di lepre e memoria di elefante» così Luigi Einaudi definiva il risparmiatore italiano. Oggi non basta più essere lepre: i mercati finanziari sono popolati da veri e propri ghepardi ancor più veloci rispetto alla loro naturale genetica che li contraddistingue.

Il risparmiatore può investire ovunque. I mercati offrono tutte le opportunità d’investimento sottoforma di asset class: dalle “semplici” azioni ed obbligazioni alle materie prime, dai “semplici” strumenti derivati sottoforma di futures ed opzioni ai Cfd, dalle tradizionali Sicav ai più gettonati e sofisticati Etf, Etn, Etc: in pratica tutto, basta solo scegliere.

In questo chiaro e trasparente scenario di opportunità, il risparmiatore deve però fare attenzione a veri e propri predatori che si aggirano indisturbati: questa volta non parlo dei “classici speculatori” in carne ed ossa ma veri e propri felini affamati del più piccolo ed insignificante movimento: gli HFT.

A molti potrebbero richiamare alla mente il famoso Flash Crash del 6 maggio 2010 sulla borsa valori di New York: in pochi minuti tra le 14:42 e le 15:07 l’indice Dow Jones ha ritracciato di circa nove punti percentuali per poi concludere la giornata con una più modesta perdita attorno al tre per cento.

A chi attribuire la colpa di questo vero e proprio «cigno nero»? Semplice dirlo come ancora più semplice è stato farlo: immaginate una valanga; una valanga non naturale ma bensì artificiale come artificiale sono i soggetti che la generano: i computer non gli esseri umani; quest’ultimi stanno solo a guardare il risultato finale e si compiacciono di tanta loro magnificenza.

Quel giorno, quel pomeriggio, moltissimi ordini su contratti futures E-mini S&P500 si sono concretizzati ad una velocità tale che l’ormai analisi intraday a un minuto è pressoché antica, superata, direi tardiva: ora si lavora su archi temporali più all’avanguardia, più elitari: il millisecondo.

Gli HFT o cosiddetti high frequency trading sono “semplicemente” dei fantastici algoritmi matematici in grado di poter immettere, in frazioni di secondo, una significativa quantità di ordini sul mercato finanziario (sia in acquisto che in vendita) al fine di poter realizzare singoli trade dopo pochissimi secondi grazie a margini di utile molto ristretti (anche di pochi centesimi).

Si potrebbe argomentare che tali tecnologie vengono impiegate da pochi operatori: vero e su questo aspetto si concorda serenamente senza ombra di dubbio; peccato che “solo questi pochi operatori” gestiscono – e a questo punto mi viene naturale supporre che controllino – la maggior parte degli scambi: oltre il 65% negli Stati Uniti, il 40% in Germania, il 36% nel Regno Unito ed un “misero” 15-20% in Italia.[1]

Un esempio: l’ex «bene-rifugio» – quale fu l’oro – ha di fatto subìto più volte questo trattamento. Aperture in forte segno negativo ancora prima di iniziare le contrattazioni o più recentemente alcuni contratti futures su indici di mercato azionario che si sono mossi in maniera anomala qualche secondo prima della pubblicazione di dati economici.

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Fonte: February 2014 Gold (GC) Futures – Nanex Research


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Fonte: December 2013 DJIA eMini(YM) Futures – Nanex Research

Dal punto di vista normativo quasi tutti i paesi stanno cercando soluzioni a questa vera e propria assimetria informativa ma nel frattempo i conti economici dei vari desk proprietari delle grandi banche d’affari continuano ad incrementare i loro guadagni proporzionalmente all’incremento della velocità dei loro sistemi di compravendita automatizzati.

In questo alternarsi di istinti animali, vorremo fornire il nostro contributo: ci saranno sempre più conigli, lepri ed elefanti, come anche ghepardi ed altre nuove forme più evolute, ma noi dell’Osservatorio finanziario ci vorremmo rifare il più fedelmente possibile alla visione darwiniana dove «non è la specie più forte che sopravvive né la più intelligente ma quella più ricettiva ai cambiamenti» magari rappresentata da una umile volpe.

Arrivederci alla prossima settimana.

Stefano Masa – info@quantinvest.it

1. Fonti: Aite Group, Tabb Group, Bundesbank, Consob, Reuters ed altri.


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