Osservatorio finanziario n. 53

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 di Stefano Masa ideatore e titolare di QuantInvest®

 

Il telefono squilla. Potrei indovinare, senza sbagliare, chi sta chiamando. Dico volutamente “chiamando” perché non importa se sono io a rispondere. È sempre il solito orario: a pranzo, a metà pomeriggio, a cena. Rispondo. «Pronto? Pronto? Pronto?!». All’altro capo del filo numerose voci in sottofondo. Riprovo. «Pronto? Pronto? Pronto?!». Questa volta è diverso: una voce molto più chiara e forte riesco a sentirla. «Ah, ma quindi questa sera non esci? Beh, potremmo vederci…».

Sicuramente non sta parlando con me e neppure a me: chiudo la telefonata. Qualche istante dopo il telefono squilla nuovamente. Rispondo immaginando chi sarà. Sempre lei, sempre lui, sempre loro ma questa volta è diverso: la risposta è praticamente immediata, fulminea ed infatti il mio consueto e forse ormai obsoleto e scontato «Pronto?» viene interrotto da una voce: «Perché ha riattaccato? Non le interessa risparmiare sulla sua bolletta del… ?». Educatamente cerco di rispondere ma al mio primo suono emesso parte in contrapposizione un monologo che, senza alcun ascolto della mia eventuale esigenza (quella cosiddetta di “risparmiare”), stoppa sul nascere ogni mio interesse. Cerco di interrompere questa economica litania ma senza riuscirci. L’operatore continua, instancabile. Devo porre fine a questa presunta o pseudo conversazione con il consueto – e a questo punto della telefonata non obsoleto – «Mi spiace, non sono interessato». Anche oggi, purtroppo, non risparmierò.


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Non importa quale sia il risparmio: telefonico, energetico, oppure altro. Lo script della telefonata è verosimilmente lo stesso. Gli operatori che leggono e ripetono moltissime volte al giorno lo stesso mantra sono sempre gli stessi: Arianna, Elena, Andrea, Stefano e così via. Ragazze e ragazzi giovani e meno giovani, donne e uomini che ancora prima di chiamare sanno già – il più delle volte – come andrà a finire la loro conversazione. Il loro “capo” cercherà di motivarli a continuare facendo leva soprattutto all’elenco dei nominativi ancora da chiamare: «Insistete: a cento NO ci sarà comunque un SI’».

Semplificando – ovviamente – di molto quella che ho descritto è la quotidianità degli operatori dei moltissimi call center e dei loro moltissimi “potenziali clienti”. Conosco bene questa comunità: sia in veste di operatore (uno dei miei primi impieghi si svolgeva prevalentemente attraverso azioni di telemarketing) che in veste di “potenziale cliente”. È un lavoro duro, a volte apatico e difficile per tutti: per chi chiama e allo stesso per chi risponde perché ad entrambi, ripeto ad entrambi, ci vuole pazienza. E come sempre: il rispetto.

Primo di tutto il rispetto verso il proprio lavoro per chi oggi ha questo “dono”. Rispetto per il proprio lavoro vuol dire che ogni istante della propria giornata lavorativa deve essere vissuto al meglio della proprie capacità: è segno di maturità e responsabilità prima verso noi stessi e poi verso il nostro “capo”.

La disoccupazione – soprattutto quella giovanile vive costantemente di nuovi massimi storici. L’Italia ha registrato tredici trimestri consecutivi di mancata crescita: l’economia del 2014 è tornata indietro agli anni 2000.

Per tutti coloro che hanno speso ed investito il loro tempo in ore di formazione in aula ora è arrivato il momento di portare a casa i risultati. Non importa «il cosa» ma «il come». Svolgere al meglio il proprio lavoro non è un obbligo è un dovere.

Non SIAMO il nostro lavoro perché ognuno di noi è un individuo unico ma FACCIAMO un lavoro. E quest’ultimo deve essere fatto al meglio. Con rispetto e responsabilità.

Stipendi insufficienti? Vero e ne sono a conoscenza. Stress? Troppo e ne sono a conoscenza. Umiliazioni? Moltissime e ne sono a conoscenza.

Ma invece: tutti voi siete a conoscenza di avere un lavoro? Siete consapevoli che state lavorando?

Almeno per oggi non concentratevi sul «cosa» ma pensate al «come» e non fatelo per il vostro “capo” ma fatelo per voi.

Ora devo andare. Vi devo lasciare. Il telefono squilla.

Buon lavoro.

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