La prima linea

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di Nicola Bufano

Matteo, la riforma della Giustizia civile non funzionerà. È stata ideata da burocrati romani, diretti da un diplomato di La Spezia. Nessuno di loro conosce davvero i problemi che volevi risolvere. Hanno partorito un inutile palliativo. Solo la prima linea poteva trovare le soluzioni che cercavi.

Solo chi lavora sul campo lo conosce. Non sto parlando di avvocati chic, quelli della Grande Bellezza, per capirci, da €500,00 l’ora, con contratti di consulenza milionari. Loro, ormai, si occupano di marketing e pubbliche relazioni, non di diritto.

Solo chi vive il Tribunale, chi notifica, chi discute con i cancellieri, chi subisce le mille disfunzioni di un sistema al collasso poteva aiutarti. Ne conosco un’infinità.

Solo la prima linea capisce il nemico e come affrontarlo.

Finché farai fare le riforme al Palazzo, avrai riforme di Palazzo. Inutili orpelli, a leggi inefficaci, che tutelano i soliti noti, che quelle leggi le fanno.

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Non serve ridurre l’interruzione dei termini feriali o la durata delle ferie dei giudici. Nessuno di loro fisserà udienze sulla spiaggia. Non servono arbitrati o negoziazioni assistite. Servono idee nuove, rivoluzionarie, non fantomatici istituti, morti in culla. Avrebbero disturbato gli amici, vero?

Avrei dovuto capirlo quando hai detto di ridurre ad un anno la durata di un processo civile di primo grado. Qualunque idiota, al primo anno di pratica forense, ti avrebbe detto che non è possibile. Sommando tutti i termini minimi, per difese, memorie, comparse ed atti dovuti, te ne saresti accorto perfino tu. Con le agende dei giudici che vedo ogni mattina, sarebbe più facile far sorgere il sole ad Ovest.

Matteo, perdona, qualche consiglio in più te lo darei, ma ho finito lo spazio ed il tempo a mia disposizione. Sono in prima linea. Devo lavorare. Ti dico che la tua riforma non funzionerà. Ti dovrà bastare. Se vuoi ti passo l’agenda con inumeri di telefono di quell’infinità. Della prima linea.

Cordialità.

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