12/11/2014 – Del denaro, IV

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XIII

Ero certo che non sarebbe arrivata nessuna risposta: per questo, ad un certo punto della conferenza, ho posto una domanda retorica: che cosa c’è dietro il denaro?

Inaspettatamente la signora, il cui marito “lavora in banca”, ha risposto dicendo che dietro il denaro c’è il potere, quello con la “P” maiuscola, quello cattivo delle  mafie e di tutti i generi di malvivenza.

«Money, it’s a crime»: è una storia vecchia con la quale è facile riabilitare quella coscienza che desidera, se non addirittura brama, il denaro. D’altra parte, a parlare male del denaro  non si rischia niente:  il denaro non si offende, è fatto così.

Non mi interessa il potere dietro il denaro. Io voglio sapere se il denaro è potente.

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XIV

«Il denaro, possedendo la caratteristica di comprar tutto, di appropriarsi di tutti gli oggetti, è dunque l’oggetto in senso eminente. L’universalità di questa sua caratteristica costituisce l’onnipotenza del suo essere».[1]

Il potere, o meglio l’ onnipotenza, del denaro è per Marx è fondata sull’universalità delle funzioni di mezzo di scambio e di unità di misura. L’essere onnipotente del denaro si sostanzia nel suo poter essere tutti gli  oggetti. L’ essere del denaro è l’essere polimorfo.

Il denaro onnipotente è una proiezione dell’uomo onnilaterale marxiano, del superuomo nietzschiano e del polimorfismo libidico di Freud o questi sono proiezioni  del denaro in quanto «oggetto in senso eminente»?

XV

In che misura l’onnipotenza del denaro diviene la mia onnipotenza? Il giovane Marx non ha dubbi: «Quanto è grande il potere del denaro, tanto grande è il mio potere». E  poco più avanti: «Io sono brutto, ma posso comprarmi la più bella tra le donne. E quindi io non sono brutto, perché l’effetto della bruttezza, la sua forza repulsiva, è annullata dal denaro.»

L’argomentazione è ricca di buon senso ma non mi convince. Certo il denaro trasforma il mio desiderio, rappresentato, pensato, in qualche cosa di sensibile e reale eppure  proprio  in questo passaggio, che, parafrasando Marx, potrei chiamare della “realizzazione”, invalido l’onnipotenza del denaro e con essa la mia stessa onnipotenza.

Non è possibile cogliere la realizzazione senza compiere una scelta. E scegliere significa varcare la porta dell’economico, del vasto mondo della scarsità e dell’impossibilità stessa dell’ onnipotenza.

 


[1] Karl Marx, Manoscritti Economici filosofici del 1844, Einaudi Editore 1976

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